La larga vittoria dei Conservatori alle ultime elezioni britanniche sembra aver dato a Boris Johnson una maggioranza sufficientemente ampia da poter condurre in porto la Brexit entro il termine del 31 gennaio 2020. Un elemento che dovrebbe permettere al Regno Unito di cavalcare un trend di crescita più soddisfacente, grazie anche al supporto derivante da una politica fiscale più espansionistica.
Tuttavia, questo non significa che l’incertezza sia sparita dai radar di Londra, anzi.
Se infatti è vero – sottolinea una nota di Bill Papadakis, Macro Strategist di Lombard Odier Banque – che una Brexit disciplinata è ora più vicina a noi, è anche vero che ci sono alcuni rischi che potrebbero condizionare il futuro, almeno a breve termine, del Regno Unito.
In primo luogo, anche la già rammentata uscita disciplinata, pur quanto scenario preferibile a un distacco “brusco”, non risolverebbe certo tutti i problemi. I negoziati sui rapporti futuri sono in procinto di cominciare, e un’intesa commerciale che potrebbe indebolire i legami tra il Regno Unito e il suo principale partner commerciale, l’Unione Europea, potrebbe spegnere i fuochi dell’entusiasmo sulla crescita economica.
In aggiunta a ciò, la mitigazione dell’incertezza dipende dalla proroga del periodo di transizione oltre alla scadenza prefissata di dicembre 2020. È chiaro che è praticamente impossibile concludere un accordo commerciale complesso nell’arco di pochi mesi: dunque, sarà necessaria una proroga per evitare un’uscita basata solo sui “termini WTO”, cosa che creerebbe non pochi problemi al Paese.
Dunque, conclude la nota, “pensiamo che, ancora una volta, anche questa richiesta sarà accolta, ma il fatto che manchi l’intenzione di farlo costituisce un rischio da tenere sotto controllo, considerato che Boris Johnson, come ha avuto modo di dichiarare pubblicamente, a tale ipotesi non vuole nemmeno pensare”.
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