E’ notizia di ieri l’ufficializzazione della decisione di estendere la scadenza della Brexit in modo tale da dare più tempo al Regno Unito per definire tutte quelle questioni che rappresentano ancora punto interrogativo. La notizia dell’estensione è stata commentata da Azad Zangana, Senior European Economist and Strategist, Schroders.

L’analista si è chiesta quali potrebbero essere gli effetti dell’allungamento dei termini di scadenza. Secondo Zangana è necessario anzitutto inquadrare in modo corretto quello che è avvenuto. Riavvolgiamo quindi il nastro.

Nei giorni scorsi il Presidente del Consiglio europeo Donald Tusk, ha reso noto che l’Unione Europea ha dato il suo via libera, in linea di principio, ad una estensione alla scadenza della Brexit. Il nuovo termine è stato fissato per il 31 gennaio 2020. Tecnicamente quella concessa al Regno Unito è una estensione flessibile (concetto meglio sintetizzabile nel termine inglese “flextention”). Questa decisione verrà ratificata in forma scritta nei prossimi giorni. A parte il passaggio obbligato e quasi formale della ratifica, la notizia della Flaxtention è sufficiente per annullare la possibilità che il Regno Unito lasci l’Unione Europea senza un accordo alla scadenza del 31 0ttobre 2019.

L’obiettivo dell’Europa è quello di supportare il Governo britannico a trovare il giusto modo per uscire dall’Unione Europea. Secondo l’analista, comunque, la flextention non va intesa come evento storico visto e considerato che anche le due precedenti estensioni della scadenza erano flessibili.

Ad ogni modo, dopo il passo significativo che è stato compito dall’Europa, adesso la palla torna di nuovo a Londra. Nelle prossime settimane il focus sarà rivolto nuovamente alla situazione nel Parlamento e alla necessità di nuove elezioni.

Il Governo inglese ha già fatto sapere che proverà ad ottenere una votazione per indire le elezioni anticipate in base al Fixed Term Parliament Act. Tale provvedimento richiederebbe l’approvazione di due terzi dei membri. In passato tentativi simili non erano andati in porto anche perà la minaccia di arrivare ad una Brexit senza accordo rappresentava un incentivo a non far cessare la legislatura corrente. Oggi, però, a differenza di quanto avvenuto in passato c’è una novità: l’estensione della data di scadenza mette il Regno Unito al riparo dai rischi e quindi si può tranquillamente andare a nuove elezioni.

Dal punto di vista politico l’impressione è che i Liberal Democratici e Partito Nazionale Scozzese abbiano promosso un disegno di legge che punta ad indire nuove elezioni per il 9 dicembre. Affinchè possa essere indetto l’iter per le elezioni in questa data è necessario che il governo faccia approvare la proposta dal Parlamento entro questa settimana. Solo così la camera può essere scolta entro lunedì 4 novembre.

Secondo l’analista è ovvio che si assisterà ad una campagna elettorale di fuoco. Stando ad alcuni sondaggi i conservatori avrebbero un buon margine sui laburisti. Ovviamente non sta scritto da nessuna parte che i sondaggi saranno rispettati (anche la Theresa May era data vincente con una maggioranza schiacciante nel 2017e poi si è visto come è andata a finire).

La minaccia più importante per il governo è quel Brexit Party guidato da Nigel Farage che punta ad una Brexit immediata anche senza accordo. La nuova versione di Brexit potrebbe anche dividere il fronte che supporta l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea. A trarre vantraggio da tutto questo potrebbe essere il Partito Laburista.

Secondo l’analista, una Brexit ordinata, che include anche un certo periodo di transizione, potrebbe bastare per eliminare quasi tutti i rischi downside per l’economia britannica.

La Senior European Economist and Strategist di Schroders si attende che gli investimenti delle società tornino a crescere grazie al calo dell’incertezza. Di conseguenza anche le famiglie britanniche potrebbero aumentare le loro spese. Certamente l’accumulo di scorte deve essere smaltito, e questo va a pesare sulla crescita, ma è probabile che che tutto questo processo concludersi entro la fine del 2020. Non è quindi da escludere che si possa assistere a una graduale accelerazione della crescita del PIL della Gran Bretagna e ad un ritorno della fiducia.

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