Doveva essere il matrimonio dell’anno (e non solo), ma l’operazione che avrebbe condotto alla fusione tra Deutsche Bank e Commerzbank, alla fine, non si realizzerà. Dopo un mese e mezzo di trattative che, se condotte a buon fine, avrebbero generato la nascita della seconda banca più grande dell’area euro dopo Bnp Paribas, con più di 1.900 miliardi di euro di asset, 845 miliardi di euro di depositi, più di 2.500 filiali e 141mila impiegati, i due istituti di credito hanno comunicato la conclusione negativa dei negoziati per l’operazione straordinaria.

Nel comunicato, infatti, viene spiegato che la fusione non porterebbe benefici sufficienti a controbilanciare i rischi, i costi e le necessità di capitale legati a una simile maxi operazione. La stampa tedesca sottolinea in tal proposito come lo scoglio principale fosse rappresentato proprio dalla necessità di iniettare nel gruppo almeno altri 10 miliardi di euro: una necessità dinanzi alla quale molti azionisti avrebbero espresso parare contrario.

Il CEO di Deutsche Bank, Christian Sewing, ha parlato di un’opportunità storica ora sfumata, che avrebbe generato effetti positivi su clienti, dipendenti e azionisti. Che, invece, si sono schierati apertamente – almeno in buona parte – contro tale progetto. Sicuramente più flemmatico il collega di Commerzbank, Martin Zielke, che afferma come dopo anni di rumors si sia finalmente arrivati a una decisione, dinanzi alla quale “prendere nota e guardare avanti”.

A questo punto, con le mani libere da Commerzbank, è molto probabile che Deutsche Bank possa guardare altrove e, soprattutto, dalle parti di UBS, con cui ipotizzare una partnership sul fronte delle rispettive divisioni dell’asset management. Commerzbank, dal canto suo, potrebbe tornare nel mirino di grandi gruppi internazionali come Unicredit.

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