Nonostante l’attuale debolezza dell’Eurozona sia provocata soprattutto da fattori esterni, negli ultimi mesi è cresciuta la preoccupazione per la persistenza dell’andamento negativo. In particolare la debolezza è diventata talmente consolidata da far pensare che il peso delle decisioni delle banche centrali sia nullo. Non è un mistero che in tanti ritengono che la BCE abbia fatto tutto quello che poteva essere fatto senza cambiare il trend negativo. Secondo Bill Papadakis, Macro Strategist Banque Lombard Odier & Cie SA., oggi le prospettive a breve termine dell’area Euro sono legate alla debolezza del commercio e alle probabilità che proprio tale debolezza abbia degli effetti anche sulla domanda interna. E’ ovvio che più a lungo il commercio è debole, più alto è il rischio che la fiducia, i consumi e gli investimenti possano essere condizionati da tale situazione. Alla luce di tale considerazione per l’Eurozona sarebbe davvero importante se il commercio mondiale dovesse dare dei segnali di ripresa. Viceversa se la guerra dei dazi lanciata dagli Usa dovesse inasprirsi sarebbe una tragedia. 

Dall’altro punto di vista la domanda interna all’area Euro è sostenuta dall’alto potere di acquisto e della buina occupazione. Questi elementi sono tutti da tenere in debita considerazione. Attenzione, però, perchè l’economia nazionale sta lanciando segnali di debolezza con l’occupazione che non è più solida come prima. 

L’analista ricorda che la BCE da tempo si dichiara pronta a tutto ma oramai sono in tanti a pensare che le cartucce da usare siano ben poche. Quanto avvenuto a marzo nè è esempio con la BCE che ha esteso le sue previsioni sul costo del denaro annunciato anche nuove LTRO. 

Poichè l’attuale debolezza economica è causata da fattori esteri, la situazione tende a complicarsi di più. E’ noto infatti che una politica monetaria più accomodante è capace di aiutare se la domanda interna è debole oppure se i prestiti sono stoppati. Come si può vedere dal grafico 7 in allegato, la crescita monetaria dell’Eurozona ha subito un rallentamento. Allo stesso tempo, però il deprezzamento delle azioni bancarie mostra gli effetti potenzialmente negativi dell’attuale politica monetaria BCE.

Secondo l’analista di Lombard Odier una risposta da parte della politica fiscale potrebbe essere più concreta in un momento di tassi di interesse negativi. Fino ad oggi, però, tutte le speranze su possibili stimoli fiscali nell’Eurozona hanno mostrato di essere mal riposte. I paesi con più libertà di azione si sono mostrati contrari ad usare queste politiche. In considerazione di tutto questo è ovvio che se la politica è assente, l’Eurozona può solo riporre le speranze in un miglioramento del commercio mondiale per potersi lasciare alla spalle una crisi che sembra essere sempre più consolidata. 

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