Secondo Unigestion nel secondo trimestre 2019 i mercati saranno chiamati a fare i conti con una serie di nuove sfide. Il report dedicato alle previsioni economiche sul secondo trimestre 2019 è titolato: La prudenza è il rimedi ad un ottimismo eccessivo. Unigestion, nella sua analisi, ricorda che oramai da molto tempo ritiene che sia il rallentamento globale a rappresentare il grande rischio per la crescita dei mercati. Secondo gli analisti, alla fine dello scorso anno, il gap di valutazione unito al cambiamento della politica monetaria da parte di molte banche centrali, ha causato un rally dei mercati nel momento che è avvenuto in una fase in cui i bond erano caratterizzati da rendimenti positivi.
Oggi Unigestion ritiene improbabile che questo rallentamento della crescita possa interrompersi. L’outlook degli analisti sul secondo trimestre 2019 è quindi negativo anche perchè, all’interno dell’Eurozona, la stessa locomotiva tedesca ha dato segnali di rallentamento. Ovviamente le banche centrali sono ben consapevoli di tale situazione.
Per il secondo trimestre 2019, così, gli analisti ritengono che le valutazioni azionarie corrano dei rischi anche perchè esse sono molto più elevate rispetto a quanto emerso nel mese di dicembre. Tali valutazioni azionarie elevate, inserite in un contesto di riferimento macroeconomico, suggeriscono l’idea che i mercati siano ancora elle prese con un ottimismo che, però, appare immotivato. Contro questo ottimismo si erge la prudenza di Unigestion che diventa quindi quasi obbligatoria.
Previsioni economiche 2019: paesi sviluppati in rallentamento
E’ un dato di fatto, che Unigestion non nasconde nella sua analisi, che l’economia dei paesi più sviluppati stia subendo un rallentamento che ha avuto inizio già nell’ultimo trimestre del 2018. Sotto questo punto di vista, quindi, non ci dovrebbero essere novità sul secondo trimestre 2019 visto e considerato che tale rallentamento è semplicemente destinato a durare. Tre sono le conclusioni di Unigestion sui mercati svuluppati:
- Nel 2018 c’è stato un periodo di crescita molto forte. Il PIL 2018 nei paesi sviluppati è infatti aumentato del 3,5 per cento, valore che non si vedeva dalla fine della grande crisi finanziaria.
- I fattori di crescita hanno registrato un calo che è stato costante dal febbraio 2018
- Il rallentamento economico riflette una domanda più lenta
A dimostrazione della fase di rallentamento in atto nei paesi sviluppati c’è il fatto che nel corso del quarto trimestre 2018, l’indice MSCI World ha registrato un ribasso di circa il 18 per cento. Questo è un dato di fatto di cui tenere conto.
Ripresa economica fragile
Dopo aver analizzato lo stato di salute dei mercati sviluppati, Unigestion ha effettuato un confronto tra le aspetattive dei mercati per quello che riguarda la crescita e le stime degli analisti. Venendo ai numeri, gli operatori puntano su un aumento del 14 per cento dei profitti delle società quotate a Wall Street sull’indice S&P 500. Per quello che riguarda invece l’Euro Stoxx 50, l’incremento dovrebbe essere pari al 9 per cento. Per l’indice MSCI World nel 2019 dovrebbe invece esserci una crescita degli utili di circa l’11 per cento. Considerando anche le aspettative di crescita degli utili ad inizio anno erano pari a circa il 5 per cento, si può affermare che itasso di crescita nominale mondiale per il 2019 sarà di circa il 3%. A causa però del deterioramento del quadro macro, questo numero ha subito una serie di revisioni al ribasso fino a essere ridimensionato al 2 per cento a fine marzo. In pratica tra attese degli analisti e aspettative dei mercati c’è una evidente discrepanza.
Previsioni economiche 2019: conclusioni
Secondo Unigestion, sarà l’Eurozona a condizionare, in modo negativo, l’andamento dell’economia nel 2019. L’area Euro è ad un passo dalla recessione. Quello che sta avvenendo all’Eurozona sembra essere molto simile a quanto si è verificato nel corso del 2011. Esistono però alcune differenze tra la situazione di oggi e quella di ieri. Unigestion, infatti, ricorda come la crescita dell’area Euro sia stata molto più forte nel 2010 rispetto al 2018. Inoltre anche la locomotiva dell’Europa, la Germania, si trova in una situazione diversa. Berlino oggi è stata al riparo dalla decelerazione del 2011 e ha continuato ad aumentare del 2,4 per cento mentre nel 2018 il PIL tedesco è cresciuto di appena lo 0,8 per cento. Per finire (terza differenza) nel 2011 la BCE non aveva avviato il suo QE mentre oggi la Banca Centrale Europea ha in mano il 20 per cento dei mercati obbligazionari. Questo significa che lo spazio di manovra della BCE oggi è molto più esiguo rispetto al passato.
Proprio per questo motivo la Banca Centrale Europea oggi è preoccupata mentre i mercati sembrano confidare in novità positive. I mercati, infatti, ritengono ancora possibile evitare di fare i conti con la recessione. I motivi per cui, secondo i mercati, il rallentamento dell’Eurozona non si tradurrà in una recessione sono essenzialmente tre:
- Confrontando le diverse componenti dell’economia dell’area Euro da febbraio 2018 a oggi, si deduce che la domanda è stata una sorta di anatra zoppa.
- Parte della decellerazione dell’economia della Germania è da imputare al progressivo deterioramento dei dati sui consumi in Cina. Senza gli aiuti poi arrivati dal governo di Pechino, l’economia cinese sarebbe stata in pessima forma come è invece avvenuto per l’Eurozona. Un dato su tutti: la Cina ha concesso stimoli per quasi il 3 per cento del suo PIL: un ammontare immenso.
- L’intero commercio mondiale è a rischio. Unigestion ricorda che se anche l’85% del commercio estero dei membri della zona Euro avviene all’interno dell’area Euro stessa, un ribasso del commercio globale sarebbe ovviamente una notizia negativa. Secondo alcuni calcoli dell’OCSE, con una guerra commerciale ad oltranza ci sarebbe un calo del commercio mondiale del 2 per cento. Questa flessione di tradurrebbe in un contributo negativo dello 0,4 per cento alla crescita dell’area Euro.
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