In seguito al meeting della scorsa settimana da parte del Comitato di politica monetaria della Banca Centrale Europea (BCE), Michael Metcalfe, responsabile globale macro strategy di State Street Global Markets, Barry McAndrew, senior portfolio manager del fixed income di State Street Global Advisors per l’area EMEA, e Antoine Lesné, responsabile Strategia e Ricerca EMEA di SPDR ETFs, hanno formulato una serie di interessanti commenti.
In particolar modo, Michael Metcalfe ha rammentato come “nelle attuali condizioni di mercato, in cui vi sono prove tangibili di problemi in Italia che si riversano anche in Spagna, l’elemento più degno di nota è proprio l’inerzia della BCE. Ci sono pochi segnali che indicano che la Banca Centrale ripristinerà le Outright Monetary Transactions (OMT) o uno strumento politico analogo in grado di mitigare i movimenti dei mercati obbligazionari senza che un paese faccia parte di un vero e proprio programma di salvataggio. Inoltre, non ci sono nemmeno indicazioni esplicite su eventuali modifiche alla politica di reinvestimento della BCE. Siamo arrivati ad un punto in cui qualsiasi misura da intraprendere potrebbe essere tardiva”.
Non meno significativo è lo spunto di Barry McAndrew, secondo cui “la BCE, che aveva precedentemente assunto l’impegno di ridurre il Quantitative Easing in maniera ordinata e senza intervenire sui tassi di politica monetaria fino a dopo l’estate 2019, si trova adesso a viaggiare con il pilota automatico. Le recenti turbolenze italiane non hanno modificato lo stato delle cose e la Banca Centrale ritiene ancora che i rischi siano ampiamente bilanciati. Nonostante le aspettative sull’inflazione siano ancora al di sotto del target, la BCE sta rilevando una ridotta pressione sulle retribuzioni, fattore che le conferisce una certa fiducia nel fatto che la politica monetaria dovrebbe essere meno accomodante. Tuttavia, qualsiasi ulteriore messaggio sulla possibile velocità della riduzione del QE verrà rinviato all’anno prossimo”.
Conclude così Antoine Lesné: “In linea con le attese a livello globale, la BCE ha lasciato invariati i tassi. I potenziali rischi di ribasso per la crescita, legati alle tensioni commerciali e alle crescenti preoccupazioni geopolitiche, sono stati monitorati insieme alla volatilità dello spread in Italia. L’inflazione è ancora sulla strada giusta e, dato che il rischio non sembra essersi diffuso ad altri paesi periferici, non ci aspettavamo che la BCE effettuasse un cambiamento di rotta per via della situazione italiana. Di conseguenza, l’impatto sui tassi dovrebbe essere contenuto e l’euro, per ora, potrebbe continuare a mostrare una certa debolezza nei confronti del dollaro”.
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