Il primo ministro Theresa May ha dichiarato di valutare un piano per mantenere il Regno Unito vincolato alle regole dell’Unione Europea più a lungo del previsto, al fine di cercare di sbloccare la situazione di stallo che si è venuta a creare sulla gestione del confine irlandese post-Brexit.

Lo stesso presidente francese Emmanuel Macron ha affermato che il cammino verso un accordo Brexit è ora fondamentalmente legato alla situazione politica nel Regno Unito, e ha precisato che spetta alla May trovare una soluzione al confine irlandese. “Sarà la capacità politica britannica a trovare un accordo presentabile. Non spetta all’UE fare concessioni per le questioni di politica interna britannica” – ha dichiarato il numero 1 dell’Eliseo.

Nigel Dodds, vice leader del Partito Democratico Unionista che sostiene il governo di May, non sembra però pensarla come la premier. “Un periodo di transizione prolungato significa che il Regno Unito continuerà a pagare ma senza avere voce in capitolo a Bruxelles” – ha specificato – “Una tale proroga costerebbe miliardi di sterline al Regno Unito, ma il nostro problema fondamentale con la proposta dell’UE rimarrà”.

Insomma, mentre continua, non senza affanni, la ricerca di una soluzione per rompere l’impasse della Brexit, la soluzione potrebbe risiedere nel modo in cui i negoziatori e i loro legali riusciranno a formulare una opportuna dichiarazione politica per chiarire che il cosiddetto “backstop” irlandese – ovvero la clausola che potenzialmente rischia di separare l’Irlanda del Nord dalla Gran Bretagna – non sarà mai utilizzato. May ha bisogno però di convincere i propri alleati del Partito Democratico Unionista dell’Irlanda del Nord, che sostiene il suo governo, e il compito non sembra certo essere facile.

Detto ciò, traspare dalle parti dell’UE una non totale soddisfazione per l’approccio britannico. Il cancelliere austriaco Sebastian Kurz ha ad esempio affermato ai giornalisti che l’unità tra le restanti 27 nazioni dell’UE “è ancora un dato di fatto” e che “tutti sono d’accordo sul fatto che una hard Brexit debba essere evitata, e tutti sono anche d’accordo che dovremmo prenderci il tempo che ci serve. È una questione di settimane o di mesi, piuttosto che di giorni, ma è possibile raggiungere un accordo se entrambe le parti lo vogliono”.

Lo stesso Presidente della Commissione Europea Jean-Claude Juncker ha precisato che “probabilmente” verrà previsto un periodo di transizione Brexit più lungo, definendolo una “buona idea” che darebbe “un giusto spazio per preparare le relazioni future nel miglior modo possibile”.

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