
Il presidente della Banca centrale europea Mario Draghi ha chiesto un fondo per la zona euro al fine di accelerare l’integrazione della politica monetaria, rinnovando la sua richiesta ai governi di rafforzare il blocco valutario prima che un’altra crisi colpisca l’area comune.
Il timoniere della BCE ha affermato che le nazioni dovrebbero perseguire solide politiche fiscali interne, ma spesso anche il rispetto di rigorose policy fiscali interne non è sufficiente per poter sopportare reazioni errate da parte del mercato finanziario, o condivisioni e contagi del rischio. “Abbiamo bisogno di uno strumento fiscale aggiuntivo per stabilizzare l’area”, ha detto in un recente discorso a Berlino. “Ci dovrebbe essere uno strumento che integri la politica monetaria nel fornire stabilità macroeconomica sia a livello di area euro che, in modo cruciale, in ciascuno dei suoi stati membri”.
Il fatto che Draghi abbia rafforzato la sua retorica proprio nella capitale tedesca è piuttosto significativo, in quanto proprio la Germania è stata un fattore chiave dietro l’attenzione sulla riduzione dei rischi dell’area euro, con – ad esempio – il contenimento dei crediti inesigibili, prima di introdurre progetti di condivisione dei pericoli come le assicurazioni comuni. La BCE e molti leader europei hanno da tempo riconosciuto la necessità di qualche tipo di capacità fiscale per rafforzare l’unione economica, ma senza molti progressi.
Ricordiamo che i capi di Stato si incontreranno a Bruxelles per un vertice il prossimo mese, anche se il loro focus sarà probabilmente su questioni più urgenti e impellenti, come le minacce commerciali degli Stati Uniti e la Brexit. Dunque, è possibile che le discussioni finalizzate a raggiungere un accordo su elementi chiave per approfondire l’unione economica e monetaria si spostino a dicembre, pur essendo per il momento ben lontani da un consenso.
Draghi ha detto che il design preciso di uno di questi strumenti è ancora in discussione, ma dovrebbe soddisfare due condizioni: dovrebbe essere “adeguato al suo compito” e dovrebbe essere progettato in modo da contenere il rischio morale. “Il dibattito di oggi è spesso espresso in termini di dicotomie: condivisione del rischio privato contro condivisione del rischio pubblico e condivisione del rischio contro riduzione del rischio”, ha detto, facendo eco ai commenti già formulati a maggio. “Ma credo che, in larga misura, questi diversi obiettivi siano complementari, non sostituti”.
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