Se il presidente francese Emmanuel Macron decidesse di presentare un candidato valido per succedere a Mario Draghi in qualità di numero 1 della Banca centrale europea, avrà un sacco di nomi tra cui scegliere e, probabilmente, anche una valida opportunità di avere successo in questa proposizione.

Di 10 potenziali successori identificati dagli economisti in un sondaggio Bloomberg, tre sono francesi – più di qualsiasi altra nazione. Si tratta del governatore della Banca di Francia, Francois Villeroy de Galhau, Benoit Coeure, membro del consiglio esecutivo della BCE, e Christine Lagarde, amministratore delegato del Fondo monetario internazionale. Tre nomi piuttosto “pesanti”, considerati dei validi concorrenti quando Draghi lascerà l’incarico, nell’ottobre 2019.

Dunque, anche se l’ultima presidenza francese non è poi così lontana nel tempo (ci riferiamo a Jean-Claude Trichet, che ha guidato l’istituzione dal 2003-2011), la nazione transalpina è probabilmente la favorita per poter porre una propria pedina su questo trono. Certo, c’è sempre la Germania alle sue spalle: Berlino non ha mai avuto il ruolo, nonostante sia la più grande economia europea, e non è detto che la cancelliera Angela Merkel non voglia forzare la mano per assicurarsi la presidenza della Commissione europea. Il finlandese Erkki Liikanen è tuttavia il principale favorito, e potrebbe rappresentare un’opzione di compromesso.

“È possibile che la Francia abbia di nuovo successo”, ha dichiarato Carsten Brzeski, capo economista di ING Diba AG e ex economista della Commissione europea. “Farei fatica a trovare tre nomi tedeschi…”.

Francois Villeroy de Galhau

Per quanto concerne i favoriti francesi, il primo nome è quello di Villeroy, dietro Liikanen nel sondaggio dei più gettonati. Diplomatosi all’Ecole Polytechnique e all’Ecole Nationale d’Administration, il 59enne può vantare un percorso di carriera nel settore pubblico attraverso incarichi di alto livello presso il Ministero del Tesoro e delle Finanze – e un periodo come capo del gabinetto per Dominique Strauss-Kahn – prima di lanciarsi nel settore privato nel 2003.

Al timone della Banca di Francia dal 2015, è rimasto fedele alla linea Draghi sugli stimoli e ha insistito su un approccio pragmatico piuttosto che ideologico. “Ha una posizione piuttosto neutrale, il che significa che può soddisfare tutti”, ha dichiarato Xavier Timbeau, direttore dell’osservatorio economico francese OFCE. “Non spaventa nessuno”.

Villeroy si adatterebbe insomma alla tradizione dei presidenti della BCE che sono stati governatori delle banche centrali. Ha anche una caratteristica che potrebbe tranquillizzare i tedeschi: parla la loro lingua.

Benoit Coeure

Il secondo nome francese è quello di Coeure, forse il preferito all’interno della stessa BCE. Il 49enne, già membro del Consiglio di amministrazione della Banca, è un alunno dell’Ecole Polytechnique, e ha trascorso la maggior parte della sua carriera al tesoro francese prima di entrare a far parte della BCE nel 2011.

“E’ super qualificato”, ha detto Laurent Clavel, senior international economist presso Axa SA, che ha lavorato per lui al tesoro. “Ha qualcosa di molto speciale”.

Christine Lagarde

Il terzo nome è quello di Lagarde, con una storia piuttosto solida alle spalle. Prima donna a guidare il Fondo monetario internazionale – dal 2011 – gode di una buona reputazione, scalfita solo in parte nel 2016, quando è stata condannata per negligenza per aver gestito una controversia di svariati milioni di euro.

“È intelligente e chiaramente potrebbe candidarsi per la posizione”, ha dichiarato Frederik Ducrozet, economista senior per l’Europa presso la Banque Pictet & Cie di Ginevra. “Non c’è dubbio su questo”.

Ciò che manca alla 62enne è probabilmente l’esperienza diretta nella Banca centrale. Inoltre, a differenza di Draghi e del primo presidente della BCE Wim Duisenberg, non ha un dottorato in economia. Né Trichet però, nè Jerome Powell, diventato presidente della Federal Reserve degli Stati Uniti quest’anno, possono comunque vantare una laurea in economia.

Insomma, la gara è piuttosto aperta. Ciò che sembra certo è che il nuovo presidente non sarà un italiano – poiché non sarebbe ipotizzabile un “bis” dopo Draghi, e non sarà uno spagnolo – Madrid ha già il ruolo di vicepresidente con Guindos. Dunque, Francia, Germania o la soluzione di compromesso, la Finlandia.

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