Rory Bateman, Head of UK & European Equities, Schroders, ha compiuto una interessante analisi sullo scenario economico in evoluzione, sull’impatto sui mercati azionari e, di conseguenza, sull’approccio che gli investitori dovrebbero avere nei loro confronti.
Ebbene, l’esperto di Schroders punta a tranquillizzare come gli investitori non dovrebbero preoccuparsi del fatto che il ciclo economico si trovi in uno stadio avanzato. “Sono passati quasi 10 anni dalla crisi finanziaria e la crescita globale è stata resiliente per diversi anni. Secondo il corso naturale degli eventi, dovremmo aspettarci un rallentamento, dato che le economie non possono crescere in eterno” – afferma Bateman, che chiarisce poi che la prossima recessione sarà contenuta, considerata l’ampia recessione che abbiamo visto nel 2009, e valutato altresì che la situazione in Europa è diversa da quella degli Stati Uniti, visto che l’Eurozona è entrata in recessione e ha iniziato a emergere da tale recessione in ritardo rispetto agli Usa. Ne è derivato anche che l’azionario europeo non si è ripreso tanto quanto quello statunitense e che le valutazioni continuano a tenersi su livelli attraenti.
Bateman rammenta poi che il 2018 è stato un anno impegnativo per l’azionario globale, con gli Stati Uniti a rappresentare unica eccezione con rendimenti positivi, e con l’S&P 500 che ha generato una performance del 2,7% (in dollari), grazie alla crescita positiva degli utili corporate USA.
Detto ciò, e guardando al futuro, per Schroders il tema prevalente sarà quello delle politiche monetarie. “Negli Stati Uniti la Fed ha alzato i tassi di interesse e molti investitori sono preoccupati dell’impatto che tassi di interesse più elevati potrebbero avere sull’attività economica. In Europa il quantitative easing (QE) sta giungendo alla fine, in un contesto in cui la crescita continua ad essere lenta. Le Banche Centrali hanno ampliato significativamente i loro bilanci attraverso il QE nel corso degli ultimi 10 anni, il che ha probabilmente ha evitato un ciclo deflazionistico. Detto questo, il fatto che nel corso del 2018 e 2019 il QE si trasformerà in QT (quantitative tightening) nella maggior parte delle principali economie rappresenterà probabilmente un vento contrario per la crescita, in quanto la liquidità si ridurrà” – aggiunge Bateman.
Pur riconoscendo che le difficoltà potrebbero arrivare in seno all’area euro (con l’Italia e il suo governo che non offrono garanzie di stabilità nel lungo termine) e dalla Brexit, per Schroders però la sfida maggiore per l’azionario a livello globale sarà rappresentata dal peggioramento delle relazioni commerciali, con il Presidente USA Trump che sta imponendo dazi su diversi settori e l’inevitabile reazione della Cina e in maniera minore anche dell’Europa.
Ma come affrontare tutti questi rischi? In realtà, Bateman è in grado di formulare una ricetta “sempre valida”, ricordandoci come i mercati azionari saranno sempre contraddistinti da sorprese positive o negative, e che un rallentamento dell’economia non implica necessariamente mercati più deboli. A diventare cruciale non è pertanto l’investimento nel mercato azionario in sé quanto la selezione dei rispettivi titoli.
“Entrando in un periodo di crescita più lenta, individuare le società più attraenti diventa sempre più importante per gli investitori che mirano ad anticipare i mercati. Generare alpha, invece di fare affidamento su una crescita ampia e correlata agli utili del mercato, può fare la differenza in un contesto di dispersione dei ritorni” – conclude Bateman.
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