I mercati finanziari stanno vivendo un’altalena di sensazioni (in parte alimentando una nuova avversione al rischio), globalmente orientate verso condizioni di paura e di incertezza: in tale contesto, si torna a parlare di inflazione in maniera più consistente ma… bisogna davvero avere timore dell’inflazione? E come comportarsi in questo scenario in evoluzione?
A raccontarcelo è David Eiswert, gestore del fondo T. Rowe Price Global Focused Growth Equity, T. Rowe Price, che ha recentemente diffuso un interessante comment in tal proposito.
L’inflazione
Eiswert ci ricorda come lo scorso anno l’inflazione sia rimasta al di sotto delle aspettative, permettendo così alle Banche centrali di maggiore riferimento di conservare la propria policy monetaria accomodante: una scelta strategica che ha contribuito a ridurre la volatilità e ad aumentare gli istinti più dinamici degli investitori, come se non si vedeva dal periodo immediatamente precedente l’inizio della crisi.
Tuttavia, i ribassisti ritengono che quest’anno abbiamo visto l’inflazione virare verso uno scenario di fine ciclo. Ma è così?
Per l’esperto “l’inflazione ciclica è riapparsa per la prima volta dopo un po’ di tempo. Su tale fronte, mentre la crescita dei salari statunitensi superiore alle attese potrebbe essere percepita da alcuni come un segnale che l’espansione economica stia maturando e che si stia allargando, la reazione dei mercati ci dice in realtà che gli investitori non apprezzano un simile cambio di scenario. Ciò implica anche l’avversione verso la prospettiva di maggiori redditi disponibili, maggiore consumo e più ampia creazione di ricchezza. Sfortunatamente, queste forze cicliche resteranno in campo nel breve periodo, mantenendo viva la volatilità fino a quando il mercato continuerà a percepire l’inflazione come cattiva”.
L’effetto eco
Eiswert si sofferma inoltre a rammentare come quando si parla di inflazione spesso ci si espone ad una sorta di “effetto eco”, sebbene occorra verificare con maggiore ampiezza un confronto temporale puntuale, riferendolo al livello base di un anno prima.
“Quel livello base era insolitamente basso nel primo trimestre del 2017, quando un’economia globale modesta e l’incertezza sulla politica degli Stati Uniti frenavano la spesa e gli investimenti. A distanza di un anno, il quadro è molto diverso in quanto l’espansione globale sincronizzata, il forte aumento dei profitti e la chiarezza sui livelli di imposta (più bassi quasi per tutti) hanno risollevato il sentiment degli investitori e delle imprese” – prosegue l’analista.
Ma è possibile che l’effetto eco possa tramutarsi in un’accelerazione dell’inflazione? In realtà, “l’esito della “lotta” inflazionistica che si svolgerà quest’anno è molto più complesso e vediamo alcune forze strutturali molto forti che stanno influenzando l’inflazione sia negativamente che positivamente. In termini pugilistici, in un angolo del ring abbiamo la disinflazione strutturale, guidata da tecnologia, demografia e globalizzazione, mentre nell’altro angolo troviamo la ripresa ciclica degli Stati Uniti, unita a una politica economica che in superficie appare fortemente inflazionistica. A questo si aggiunga il rischio di una guerra commerciale in piena regola tra Washington e Pechino, che sebbene rimanga per noi contenuto è di certo un rischio da monitorare attentamente, in quanto comporterebbe un’iniezione di inflazione “negativa” nell’economia globale” – afferma l’esperto.
Insomma, per il gestore del fondo T. Rowe Price Global Focused Growth Equity, T. Rowe Price, anche se i salari stanno crescendo e la disoccupazione si mantiene bassa, la prospettiva di un’ampia accelerazione non è parte integrante dello scenario centrale. “A nostro avviso, è probabile che l’inflazione raggiunga il picco a metà del 2018 e si porti dietro una versione meno attraente di uno scenario “goldilocks”, con stabilità e crescita solida, ma senza le sorprese positive del 2017 e con maggiore volatilità. Tuttavia, questo è un contesto nel quale noi investitori azionari possiamo lavorare bene, mostrandoci attivi e agili di fronte a incertezza e volatilità” – aggiunge.
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