Il Primo Ministro norvegese Erna Solberg ha dichiarato che il Paese è pronto ad accettare l’ingresso del Regno Unito all’interno dello Spazio Economico Europeo (SEE o EEA). Così facendo, ha anche invitato Londra a valutare la cosiddetta “opzione norvegese”, una possibile intesa che potrebbe dare vantaggi a entrambe le parti, essendo il Regno Unito il primo partner commerciale di Oslo (vendite di gas).
Ricordiamo che attualmente lo SEE include, oltre alla Norvegia, solo Islanda e Liechtenstein, e che il modello norvegese potrebbe effettivamente esercitare importanti attenzioni da parte di Londra, alla luce del fatto che il voto della settimana scorsa la Camera dei Lord ha optato per un emendamento a favore dell’ingresso del paese nello SEE, in netta opposizione ai progetti del Governo May (che comunque proprio domani riunirà il prossimo Brexit War Cabinet).
Insomma, l’opzione norvegese continua ad attirare simpatie oltre Manica. D’altronde, accedere allo SEE significherebbe accedere al mercato unico europeo non dalla porta principale, ma per lo meno da una importante porta secondaria, garantendo a Londra libertà di movimento di persone, capitali e servizi, partecipazione al budget europeo e condivisione della normativa EU, sulla quale i membri dello SEE avrebbero, in linea di principio, diritto di veto (anche se la Norvegia non lo ha mai usato), ma stando fuori dall’unione doganale.
Questo contenuto non deve essere considerato un consiglio di investimento.
Non offriamo alcun tipo di consulenza finanziaria. L’articolo ha uno scopo soltanto informativo e alcuni contenuti sono Comunicati Stampa
scritti direttamente dai nostri Clienti.
I lettori sono tenuti pertanto a effettuare le proprie ricerche per verificare l’aggiornamento dei dati.
Questo sito NON è responsabile, direttamente o indirettamente, per qualsivoglia danno o perdita, reale o presunta,
causata dall'utilizzo di qualunque contenuto o servizio menzionato sul sito https://www.borsainside.com.
Migliori Piattaforme di Trading
Il vostro capitale è a rischio. Considera la perdita di denaro dal 51% (eToro) fino all’89% (altri fornitori) con il trading CFD.