La stretta decisa dall’ESMA sulle opzioni binarie e sul trading CFD non ha risparmiato le criptovalute. Soprattutto nella settimane a cavallo tra la fine del 2017 e l’inizio del nuovo anno si era registrato un boom di attività sui CFD con sottostante le criptovalute per effetto del rally delle quotazioni del Bitcoin e delle altre altcoin. Grazie ai meccanismi della leva finanziaria, i traders avevano puntato in modo massiccio sull’andamento delle quotazioni delle crypto. Ebbene, alla luce dell’introduzione di nuove regole più stringenti da parte dell’ESMA, quello che avvenne in quei mesi potrebbe restare un lontano ricordo. Questo perchè l’ESMA ha stretto le maglie sul trading di CFD con l’obiettivo di impedirne l’uso di massa. Il messaggio che l’ESMA ha voluto far passare è il seguente: il trading attraverso i Contratti per Differenza non è un gioco e chi investe deve essere messo nelle condizioni di farlo in modo responsabile. Soprattutto l’autorità europea ha deciso che nel trading di CFD (anche sulle criptovalute) non sia possibile perdere più di quanto si investa. Il passaggio di questo principio è avvenuto grazie alla completa revisione delle regole sulla leva finanziaria. 

L’intervento dell’autorità di vigilanza è stato oggetto di studio e analisi per mesi anche perchè la stessa ESMA aveva ricevuto il via libera ad agire dall’Unione Europea in ossequio della direttiva sui servizi bancari MiFID 2. L’analisi dell’ESMA è partita da alcuni oggettivi dati di fatto. Il principale riguarda la portata del fenomeno. Secondo le indicazioni dell’autorità la percentuale di traders che perdono nel trading di CFD è compresa tra il 74 e l’89%. Si tratta di un numero enorme che conferma quella che era l’impressione da tempo emersa tra gli esperti di questo settore. La maggior parte degli investitori che operano con il trading di CFD perde. La chiara tendenza messa in luce dall’analisi dell’ESMA dimostra che per fare trading di CFD serve una cerca conoscenza che ma maggior parte della clientela retail non ha. Molti traders, infatti, scambiano il trading attraverso i CFD per in gioco ed investono subito denaro reale senza prima avere conoscenza degli stessi strumenti operativi

Proprio quindi per arginare il consumo di massa di CFD, l’ESMA ha deciso di intervenire per porre dei paletti molto stretti. Il rischio, infatti, era che il trading di CFD assumesse dimensioni di vera e propria massa anche a seguito dell’esplosione del fenomeno criptovalute. Attratti dall’alta volatilità del Bitcoin & C., infatti, molti investitori hanno iniziato a fare trading di CFD in modo massiccio proprio sulle criptovalute. In base alle decisioni dell’ESMA sono stati introdotti limiti di leva sull’apertura di un CFD da parte di un cliente al dettaglio da 30:1 a 2:1 a seconda dalla tipologia di sottostante. Per il trading di CFD sulle criptovalute la leva è quella più bassa (2:1) proprio a dimostrazione degli enormi rischi esistenti su questo tipo di asset. Al di là dei nuovi requisiti sulla leva, l’ESMA ha anche imposto meccanismi automatici per limitare le perdite in caso di cambio di rotta dei mercati e una forte restrizione agli incentivi offerti per negoziare i CFD.

Attenzione però a non far confusione. La revisione dei requisiti sulla leva finanziaria riguarda i Contratti per Differenza (riferiti a qualsiasi sottostante) mentre per quello che riguarda il trading binario, l’ESMA è stata ancora più dura. L’autorità europea, infatti, ha parlato di opzioni binarie vietate

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