Jes Staley, amministratore delegato di Barclays, dalle sessioni del meeting di Davos ha lanciato un allarme forse inaspettato, ma che non è certamente passato inosservato all’interno del World Economic Forum. Per il top manager della banca britannica, infatti, non è possibile escludere che nei prossimi due anni non possano esservi eventi particolarmente importanti, in grado di alimentare una forte volatilità e, di conseguenza, aprendo interessanti margini di investimento per i trader.

L’analisi dell’istituto di credito si è fondamentalmente concentrata su due diversi elementi dei mercati finanziari: la già rammentata volatilità, e il rally azionario. Sul fronte del primo aspetto, Staley ha fatto notare come il VIX, il cosiddetto indice della paura, si sia mosso su livelli storicamente bassi nel corso del 2017, e potrebbe altresì continuare a calare.

Questo contesto di bassa volatilità è stato altresì accompagnato da prestazioni molto positive sul fronte del mercato azionario: i principali indici di Wall Street hanno infatti messo a segno dei record massimi storici, mentre le Borse europee (compreso il nostrano FTSE MIB) non sono in fondo stati da meno, realizzando delle performance di primissimo piano.

Per Staley, oggi viviamo in una situazione in cui i valori raggiunti dal mercato azionario rimangono ai massimi storici, e tutti i principali settori industriali del mondo lo scorso anno hanno avuto il merito di crescere di oltre il 20%, pur mantenendo una volatilità intorno ai minimi storici.

Attenzione, però, a non cullarsi sugli allori. Questa situazione potrebbe infatti cambiare in maniera radicale, e lo stesso premio Nobel Robert Shiller ha affermato di prevedere che il mercato finanziario cambierà rotta in modo repentino, senza fornire delle avvisaglie preventive. Uno scenario che dunque virerà in maniera negativa, risultando evidentemente nocivo per quegli Stati a più alto indebitamento.

Per Barclays e il suo amministratore delegato, l’incremento dei tassi di interesse da parte delle banche centrali, l’incremento dei livelli di debito, la ripresa della volatilità e la crescita dei costi di finanziamento potrebbero risultare elementi nocivi per i mercati finanziari, aprendo – nei casi peggiori – nuove crisi finanziarie come quelle che sono state purtroppo sperimentate nel 2008.

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