Il 2023 per i mercati emergenti è un anno ricco di sfide piuttosto impegnative. Anche se stimare quello che potrebbe accadere alle economie emergenti potrebbe non essere semplice, nel nostro odierno approfondimento abbiamo cercato di fare il punto su quel che potrebbe accadere agli investimenti nei mercati emergenti: vedremo insieme come fare trading online sugli asset di questi Paesi e come prepararsi al meglio per i prossimi mesi.
Come è andato il 2022 per i mercati emergenti
Con un rapido sguardo alle nostre spalle, rammentiamo come il 2022 sia stato un anno piuttosto complicato per le economie emergenti, in tutti i principali ambiti dei mercati finanziari: alcune valute hanno subito perdite a due cifre rispetto alle loro controparti più note, le azioni e le obbligazioni hanno lasciato sul terreno cali considerevoli delle proprie quotazioni, gli indicatori macroeconomici sono andati in sofferenza.
Tuttavia, il 2022 è alle spalle e, davanti a noi, si prospetta un 2023 piuttosto vibrante e incerto, che potrebbe riservare numerose sorprese agli occhi degli investitori più accorti. Ma come comportarsi? Come fare trading online sugli asset dei mercati emergenti?
Come investire nei mercati emergenti nel 2023
Evidentemente, come spesso abbiamo il piacere di rammentare ai nostri lettori, il modo migliore per investire nei mercati emergenti nel 2023 è quello di utilizzare la piattaforma professionale e regolamentata di un broker online.
In questo modo sarà possibile entrare sui mercati finanziari aprendo e chiudendo posizioni con grande facilità, in maniera diretta o tramite l’utilizzo di strumenti finanziari derivati come i CFD, i contratti per differenza.
Tra i diversi broker che puoi utilizzare sul mercato italiano per investire nei mercati emergenti nel 2023 ti consigliamo di utilizzare Avatrade (qui la nostra recensione), un vero e proprio numero uno per quanto concerne gli investimenti finanziari online.
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Previsioni Mercati Emergenti 2023: ancora crisi o ripresa immediata?
Introdotto quanto sopra, cerchiamo di entrare nel vivo del nostro approfondimento e valutiamo se sia o meno il caso di investire nei mercati emergenti, e in che modo. Per esempio, i Paesi emergenti si riprenderanno dopo un 2022 piuttosto difficile o è probabile che invece la crisi possa continuare anche nei prossimi mesi?
Cina
In questo ambito non possiamo che iniziare dalla Cina, che negli strumenti che monitorano l’evoluzione dei Paesi emergenti è certamente la parte preponderante. Il colosso asiatico si riprenderà dalle restrizioni dovute dalla pandemia, soprattutto ora che ha riaperto la sua economia abbandonando la politica zero Covid? Riuscirà a riprendere la sua straordinaria strada di crescita economica?
Al momento l’OCSE ha scelto di aumentare la previsione di crescita per la Cina dal 3,3% del 2022 al 4,6% del 2023, confermando pertanto una ripresa del PIL del Paese asiatico. La scelta sembra anche essere frutto del già rammentato abbandono della politica zero-Covid, che ha spinto la nazione verso frequenti blocchi e una sensazione di costante incertezza.
Per gli analisti, ora la Cina si concentrerà in maniera importante sulla crescita economica, favorendo i consumi interni. L’inflazione dovrebbe mantenersi più bassa rispetto a quella che stanno sperimentando altri Paesi, stimolando ulteriormente la ripresa.
Brasile
L’incertezza politica che il Brasile ha vissuto prima, durante e poco dopo le elezioni presidenziali vinte da Lula da Silva sembrano essere alle spalle. Il che, però, non significa che per il Brasile il futuro sia privo di preoccupazioni. Il Paese è infatti atteso da una serie di ostacoli non particolarmente agevoli: su tutte, la scelta di mantenere o meno le ricche misure di spesa che il predecessore di da Silva, Bolsonaro, aveva introdotto per cercare di arginare l’effetto dell’aumento dei prezzi. Il nuovo presidente è a un bivio: confermare queste misure potrebbe porre in pericolo il valore reale, eliminarlo potrebbe causare un’impennata dell’inflazione e mettere a dura prova l’economia locale.
Da quanto sembra evidente in queste prime settimane di governo, Lula da Silvia sembra voler puntare sul ruolo centrale del governo nella gestione e nella regolamentazione dell’economia, usando le banche pubbliche per stimolare l’economia e rallentare o arrestare la privatizzazione dell’industria statale.
Russia
Uno dei grandi punti interrogativi sul futuro è rappresentato dalla Russia. Il Paese, con lo scoppio della guerra in Ucraina, si è praticamente chiuso all’economia globale. Il risultato è stato una forte contrazione del PIL locale che dovrebbe durare ampiamente anche nel 2023 e, presumibilmente, anche oltre.
A farne le spese sono stati anche i mercati finanziari russi, con le azioni che hanno evidentemente subito un brutto colpo da quanto avvenuto negli ultimi 12 mesi. Difficile pensare che nel breve periodo l’economia russa possa verificare dei cambiamenti positivi.
India
L’India sta procedendo lungo la strada del tiepido recupero economico dopo la crisi pandemica. La crescita si è però arrestata a metà dello scorso anno a causa delle scarse piogge che hanno danneggiato l’agricoltura, fondamentale per il Paese. I prezzi di cibo ed energia intanto sono aumentati, frenando ulteriormente la domanda.
Al netto di queste difficoltà l’OCSE stima comunque che la seconda economia in maggiore crescita del G20 sarà proprio l’India.
Sud Africa
L’economia sudafricana sembra essere tornata ai livelli di crescita precedenti la pandemia all’inizio del 2022, trainata principalmente dall’incremento dei consumi delle famiglie e dalla maggiore domanda di esportazioni di materie prime.
Il cattivo tempo ha però fermato lo sviluppo dell’economia, determinando la chiusura di varie fabbriche, le interruzioni all’attività mineraria e manifatturiera, il danneggiamento dell’agricoltura. Il peggioramento di alcuni dati macro non spaventa però l’OCSE che, anzi, ritiene che l’economia si riprenderà gradualmente nel breve termine.
Turchia
In Turchia il presidente Erdogan è atteso da una crescente lista di impegni difficoltosi, propri mentre i cittadini si recano alle urne per rinnovare il potere locale. Il Paese negli ultimi anni ha dovuto affrontare diversi problemi, come il forte aumento del costo della vita e la svalutazione della moneta locale, con la lira ai minimi storici rispetto al dollaro.
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