Una nota di Nomura informa che l’India, il più grande esportatore di riso al mondo, ha ridotto le spedizioni di tale materia prima, con una decisione che non potrà che avere effetti in tutta l’Asia. Per gli analisti dell’istituto l’impatto non sarà però uniforme, con le Filippine e l’Indonesia che diventeranno le destinazioni più vulnerabili dinanzi a tale mossa.
Ricordiamo che l’India rappresenta circa il 40% delle spedizioni globali di riso e che l’export di tale risorsa agricola ha raggiunto quota 21,5 milioni di tonnellate nel 2021. Tuttavia, la produzione è diminuita del 5,6% rispetto all’anno precedente a causa delle piogge monsoniche inferiori alla media, che hanno influenzato il raccolto.
In particolare, luglio e agosto – mesi cruciali per le precipitazioni, in quanto determinano la quantità di riso seminato – avrebbero deluso le aspettative e dinanzi all’irregolarità delle piogge monsoniche al governo non è rimasto far altro che mettere una stretta alle esportazioni.
Condividiamo altresì come questa non sia l’unica decisione che riguarda le materie prime agricole: già all’inizio di quest’anno l’India aveva infatti limitato le esportazioni di grano e zucchero per controllare l’aumento dei prezzi locali.
Per Nomura, “l’impatto di un divieto di esportazione del riso da parte dell’India sarà avvertito sia direttamente dai Paesi che importano dall’India sia indirettamente da tutti gli importatori di riso, a causa del suo impatto sui prezzi globali del riso“. In particolare, i dati di Nomura rivelano come il costo del riso sia rimasto ben sostenuto quest’anno, con un aumento dei prezzi nei mercati al dettaglio che ha raggiunto circa il 9,3% su base annua a luglio, rispetto al 6,6% del 2022. Anche l’inflazione dei prezzi al consumo (CPI) per il riso ha subito un’impennata del 3,6% su base annua a luglio, rispetto allo 0,5% del 2022.
Ad ogni modo, globalmente gli impatti potrebbero per il momento essere piuttosto limitati e, comunque, transitori.
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