Proteggere il portafoglio di investimenti sui mercati emergenti dalla volatilità sembra essere uno dei principali temi di preoccupazione da parte degli investitori.

Ma qual è la ricetta per riuscirci senza stravolgere le proprie strategie?

A fornire una risposta sono Anthony Kettle, Senior Portfolio Manager, e Som Bhattacharya, Portfolio Manager, di BlueBay Asset Management, che in una recente nota hanno fornito interessanti spunti valutativi per la gestione del proprio portafoglio finanziario.

Chi ha fatto meglio in questo contesto?

Lo shock determinato dall’invasione dell’Ucraina da parte della Russiae dall’inasprimento delle politiche monetarie, in uno scenario di inflazione dilagante, ha portato a uno dei maggiori periodi di ribasso nella storia trentennale dei mercati emergenti.

In tale novero, a subire le conseguenze peggiori sono stati alcuni mercati azionari e del fixed income, ma anche il mercato sovrano emergente ha dovuto fare i conti con un – 15% che ha falcidiato i rendimenti di tutti quegli investitori che negli anni si erano orientati proprio verso un’allocazione passiva ai titoli sovrani dei mercati emergenti in valuta forte. 

Tuttavia, gli analisti di BlueBay ricordano come sebbene la maggior parte delle sotto-asset class degli emergenti abbia sofferto, una di quelle tradizionalmente considerate più volatili, cioè le valute dei mercati emergenti, ha resistito bene.

A dimostrazione di ciò, si tenga conto come nei primi quattro mesi del 2022, l’indice JP Morgan GBI-EM Global Diversified sia sceso solo di un modesto 2,77%, mentre il real brasiliano si è apprezzato di quasi l’8% rispetto al dollaro USA.

Di conseguenza, gli investitori che hanno seguito un approccio di asset allocation attiva e che hanno privilegiato le valute rispetto al credito dei mercati emergenti hanno beneficiato di questo contesto, proteggendosi dai ribassi – si legge nella nota.

Le altre strategie per difendersi dai ribassi in contesti volatili

L’asset allocation attiva è solo una delle strategie da prendere in considerazione per proteggersi dai ribassi in contesti volatili. Vediamo insieme le tre principali alternative presentate dalla nota di BlueBay.

Asset allocation attiva

Un approccio fluido e flessibile all’asset allocation può rivelarsi utile nei momenti difficili, considerato che non tutti gli asset subiscono flessioni nella stessa misura. Ad esempio, affermano Kettle e Bhattacharya, nei momenti di rapido rafforzamento del dollaro USA, può essere opportuno assumere un posizionamento esattamente opposto, come quello di essere net short sulle valute emergenti.

Una simile strategia protegge dai ribassi e si è dimostrata vincente in diverse occasioni.

Prendere sul serio i rischi ESG

Gli investitori non devono limitarsi ad analizzare e valutare i rischi ambientali, sociali e di governance (ESG) per i loro asset emergenti, ma devono anche mettere in pratica le loro idee. Dovrebbero inoltre essere pronti ad andare contro il consenso del mercato in presenza di una traiettoria positiva.

“Riteniamo che prendere una posizione lunga in un contesto di forte miglioramento non solo è potenzialmente utile ai nostri investitori, è anche la cosa giusta da fare in termini di sostegno al percorso di miglioramento ESG di un’azienda. In base a ulteriori attività di engagement e valutazioni, potremmo cercare di ricostruire le nostre posizioni lunghe nel settore del petrolio e del gas” – si legge nella nota.

Fonti di rendimento non correlate

In tempi di stress, si possono ancora isolare gli asset dei mercati emergenti che sono guidati esclusivamente da opinioni idiosincratiche, piuttosto che da un sentiment macro generale.

In queste fasi – conclude la nota di BlueBay – possono emergere molte opportunità idiosincratiche e non correlate, come ad esempio avvenuto con i crediti dei Paesi esportatori di petrolio che hanno ceduto notevolmente nei mesi di aprile e maggio, nonostante il rally del prezzo del petrolio. In altre parole, la correlazione tra il prezzo del petrolio e questi crediti petroliferi si è interrotta.

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