L’invasione dell’Ucraina da parte della Russia potrebbe innescare una crisi del mercato energetico che può competere con quella petrolifera degli anni ’70, afferma Daniel Yergin, vice presidente di IHS Markit.
Mosca è d’altronde uno dei più grandi esportatori di petrolio del mondo – dichiara Yergin – e le sanzioni degli Stati Uniti e degli alleati sul sistema finanziario russo hanno già messo in moto una reazione contro il greggio da parte di banche, acquirenti e spedizionieri. Yergin, storico del mercato energetico, ha altresì aggiunto che anche se l’energia russa non è stata sanzionata dagli Stati Uniti e da altri Paesi, ci potrebbe pur essere una grave perdita di barili russi dal mercato: il Paese esporta infatti circa 7,5 milioni di barili al giorno di petrolio e prodotti raffinati.
“Questo sarà uno sconvolgimento davvero grande in termini di logistica, e la gente lotterà per avere i barili“, ha detto Yergin. “Questa è una crisi di approvvigionamento. È una crisi logistica. È una crisi dei pagamenti, e potrebbe essere sulla scala degli anni ’70“.
Quindi, Yergin ha ricordato che una forte comunicazione tra i governi che impongono le sanzioni e l’industria potrebbe evitare uno scenario peggiore.
JPMorgan stima intanto che circa i due terzi del petrolio russo hanno difficoltà nel trovare acquirenti, e che i prezzi del greggio potrebbero raggiungere i 185 dollari entro la fine dell’anno se la fornitura del petrolio russo dovesse rimanere interrotta. “Questa potrebbe essere la peggiore crisi dopo l’embargo del petrolio arabo e la rivoluzione iraniana negli anni ’70“, ha detto Yergin.
Nel 1973, i produttori di petrolio del Medio Oriente tagliarono le forniture dagli Stati Uniti e da altri Paesi occidentali come ritorsione per aver supportato Israele durante la guerra arabo-israeliana di quell’anno. Il petrolio scarseggiò immediatamente, e gli americani si misero in fila alle stazioni di servizio per comprare la benzina, i cui prezzi salirono alle stelle. L’altro shock fu il risultato della rivoluzione iraniana del 1978-1979, che portò al rovesciamento dello scià dell’Iran.
Yergin ha poi ricordato che lo shock sta arrivando in un momento in cui il mercato è già ben fornito. L’OPEC+, un’alleanza tra OPEC, Russia e altri produttori, ha infatti deciso – mercoledì – di continuare i suoi attuali piani di produzione restituendo circa 400.000 barili al giorno al mercato ogni mese fino a raggiungere proprio target, a giugno. I prezzi del petrolio erano dal canto loro già in aumento quando la Russia ha fatto entrare i suoi carri armati in Ucraina, giovedì scorso.
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