I futures dell’oro sono in forte crescita, oggi, con un massimo di 1.900 dollari l’oncia per la prima volta dal giugno dello scorso anno. Colpa – se così si può dire – delle tensioni tra Russia e Ucraina, che hanno rialimentato le preoccupazioni per un conflitto militare più ampio.
I funzionari che sostengono la Russia nella regione del Donbas hanno infatti accusato le forze armate ucraine di lanciare granate e attacchi di mortaio nella regione russofila, in una sostanziale violazione degli accordi di cessate il fuoco. Le accuse arrivano mentre Mosca è stata vista continuare ad assembrare truppe lungo il confine con l’Ucraina, nonostante sostenga che in realtà stia ritirando le forze, secondo l’intelligence statunitense.
L’oro ha reagito alle tensioni geopolitiche nell’Europa dell’Est, così come alle prove che l’inflazione sta aumentando in molte parti del mondo nelle conseguenze della pandemia COVID-19.
I prezzi del metallo prezioso sono dunque costantemente saliti questo mese, beneficiando principalmente della “domanda di investimento rifugio portata dalla tensione USA-Russia sull’Ucraina e dalle preoccupazioni di un’inflazione persistente ed elevata“, ha detto Jeff Klearman, portfolio manager di GraniteShares.
Il rialzo per l’oro, tuttavia, è stato in qualche modo limitato dalle preoccupazioni sui piani delle banche centrali di aumentare i tassi di interesse per combattere l’alta inflazione. Le minute Fed rilasciate qualche ora fa dalla Federal Reserve, tuttavia, non implicavano che la banca centrale stesse adottando una posizione più falco di quanto gli investitori avessero già anticipato.
I verbali della riunione sembravano indicare che la Fed avrebbe agito per aumentare i tassi “più cautamente di quanto si credesse in precedenza, aggiungendo alle preoccupazioni sull’inflazione e sostenendo i prezzi dell’oro”, ha detto Klearman, che sottolinea come, mentre i rendimenti reali a 10 anni siano aumentati di 25 punti base dalla fine di gennaio, da -71 punti base a -46 punti base, siano altresì ancora negativi nonostante le crescenti aspettative sulle mosse della Fed.
“Ancora più importante è il fatto che le aspettative di inflazione a 10 anni non sono diminuite e si aggirano vicino al 2,5%“, ha detto Klearman. “Entrambi questi fatti indicano che il mercato non è convinto che le attuali politiche della Fed siano abbastanza aggressive da ridurre l’inflazione in futuro, il che sostiene i prezzi dell’oro”.
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