Il tapering da parte delle banche centrali dei Paesi più sviluppati, come la Federal Reserve, potrebbe avere un impatto positivo sulle valute emergenti?
A domandarselo è James Barrineau, Head of Global EMD Strategy di Schroders, che ricorda come di recente i mercati obbligazionari abbiano spostato e concentrato la loro attenzione sul rapido aumento dei rendimenti dei bond a breve scadenza nei Paesi sviluppati. Un comportamento che potrebbe riflettere quanto i mercati ritengano che le banche centrali del mondo sviluppato siano in ritardo sul tema inflazione.
Per l’analista di Schroders, in particolar modo, l’incremento dei rendimenti ha contributo alla sottoperformance delle valute dei mercati emergenti, rispetto a un dollaro rimasto relativamente stabile. Non è un caso che le banche centrali dei Paesi emergenti abbiano già iniziato a rispondere all’aumento dei prezzi, con i tassi d’interesse a breve termine che qui hanno quindi riflesso le aspettative di una mossa rialzista da parte delle banche centrali nel mondo sviluppato.
Quali effetti sulle valute emergenti in seguito al tapering nei mercati sviluppati
Di qui, un interrogativo di fondo: quali effetti ci saranno sulle valute emergenti in seguito al tapering nei mercati sviluppati?
Di norma, ricorda l’esperto, un atteggiamento ‘da falco’ da parte delle banche centrali nei mercati sviluppati ha implicazioni negative per le valute dei mercati emergenti. “Tuttavia – afferma Barrineau – una retorica più salda che possa tranquillizzare i mercati dei tassi potrebbe portare i mercati emergenti a una ripresa, dopo la recente sottoperformance. In tempi normali i rendimenti dei bond emergenti denominati in valuta locale seguono la stessa traiettoria del dollaro. Tuttavia a ottobre abbiamo visto una divergenza insolita: il dollaro è rimasto quasi del tutto stabile, mentre il debito emergente in valuta locale ha avuto rendimenti in calo dell’1% circa, nonostante un aumento di mezzo punto percentuale a livello di tassi”.
Peraltro, prosegue ancora, nelle scorse settimane abbiamo visto messaggi piuttosto contrastanti da parte delle banche centrali dei mercati sviluppati. La Bank of Canada ha sorpreso annunciando un possibile rialzo dei tassi già ad aprile 2022, mentre la Banca Centrale Europea è rimasta ferma sui suoi passi. Nel frattempo, i tassi a breve termine nel Regno Unito, in Canada e in Australia sono saliti di oltre 60 punti base da inizio anno, e di 30 punti base solo negli Stati Uniti da inizio settembre. Tutto ciò, conclude Barrineau, combinato con la stabilità del dollaro e una propensione positiva verso il rischio azionario, ha posto una serie di venti contrari per i mercati emergenti.
A questo punto, con la conferma dell’avvio del tapering da parte della Federal Reserve, bisognerà comprendere se i mercati saranno o meno a loro agio con la risposta delle banche centrali dei mercati sviluppati alla minaccia dell’inflazione elevata. Una fiducia che potrebbe essere ottenuta mediante una combinazione tra una retorica meno salda, e minori timori sull’inflazione.
Se questo scenario dovesse verificarsi, allora probabilmente vedremo le valute dei mercati emergenti sovraperformare.
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