Una vittoria di Biden (scenario che, almeno per il momento, rimane centrale), potrebbe essere accolta con favore dai mercati emergenti. A sostenerlo è Anisha Goodly, Emerging Markets Portfolio Specialist di TCW, secondo cui l’impatto delle elezioni USA sui mercati emergenti sarà tanto più favorevole quanto più netta sarà la vittoria dei democratici.
Nella sua nota pubblicata qualche ora fa, Goodly sostiene che la crescita delle economie emergenti sovraperformerà quella dei Paesi sviluppati sia nel 2020 che nel 2021. Tra gli aspetti che potrebbero supportare questa convinzione vi è, peraltro, anche il fatto che una percentuale crescente del debito emergente è denominato in valuta locale, e che dunque i gestori delle politiche monetarie delle rispettive nazioni sarebbero in grado di lasciare svalutare la propria moneta per poter dare una spinta alla crescita, senza però appesantire i passivi di bilancio. Il tutto, in uno scenario in cui i tassi USA sono ai minimi storici, e rimarranno tali per almeno 12 o 18 mesi.
Passando alle valutazioni, l’esperta sostiene che il debito emergente continua ad essere attraente sia in confronto con altri periodi storici, sia rispetto ad altre asset class di tipo obbligazionario.
Nel lungo termine, TCW afferma che il trend per il dollaro sia quello di un indebolimento, sancito che:
- l’incremento del deficit USA storicamente ha messo sotto pressione il dollaro;
- negli ultimi anni il dollaro ha beneficiato di flussi di capitale grazie ai rendimenti reali più elevati rispetto ad altri mercati sviluppati, e via via che la Fed ha ridotto i tassi, tali gap si sono colmati, riducendo così l’attrattività della valuta statunitense.
Al netto di quanto sopra, però, affinché il Forex emergente passi veramente in “vantaggio”, sarà necessario sperimentare un proseguimento della ripresa globale.
Detto ciò, Goodly si sofferma nel cercare di prevedere quale sarà l’impatto delle elezioni USA per i mercati emergenti.
In particolare, l’analista sottolinea come durante l’amministrazione Trump ci siano stati alcuni elementi molto negativi per gli emergenti, come:
- politiche fiscali espansive, che hanno innescato misure monetarie meno accomodanti da parte della Fed, ma senza stimolare fortemente la crescita globale;
- deterioramento delle relazioni tra USA e Cina, che ha condotto a un rallentamento del commercio globale e all’indebolimento della valuta cinese a causa dei dazi, con impatti negativi sulle valute emergenti;
- effetti collaterali della politica estera USA, imprevedibile, caratterizzata da numerose sanzioni e ritiri da accordi e istituzioni globali.
Dunque, considerato quanto sopra, una potenziale amministrazione guidata da Biden potrebbe essere più favorevole per i mercati emergenti, considerati:
- i deflussi dagli asset in dollari, perché l’incremento delle tasse proposto dai democratici potrebbe rendere gli asset denominati in dollari meno attraenti;
- le spese infrastrutturali, perché Biden vuole portare avanti un programma molto ambizioso che potrebbe dare una spinta ai prezzi delle commodity;
- la politica estera meno burrascosa che Biden intraprenderebbe, e che sebbene non sarà in grado di instaurare nuovamente un ciclo di relazioni USA – Cina tipico dei livelli dell’era Obama, potrebbe comunque mettere fine all’escalation dei dazi.
Non mancherebbero, comunque, i rischi. Su tutti, lo sviluppo della pandemia e l’eventualità di nuovi lockdown particolarmente allargati, con conseguenti ripercussioni economiche molto profonde.
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