Anche se i mercati finanziari questa settimana hanno reagito positivamente dinanzi alle promettenti notizie dei primi vaccini contro il coronavirus, ancora in fase di sviluppo, non sono pochi gli economisti che invitano a spegnere i fuochi dell’entusiasmo, sottolineando come gli effetti economici della pandemia dureranno per molto tempo.
A dichiararlo è in particolar modo Raghuram Rajan, professore di finanza alla Booth School of Business dell’Università di Chicago, secondo cui le conseguenze negative si faranno sentire nel lungo termine, soffermandosi pio sulle condizioni di quelle aziende che per un lungo periodo sono rimaste senza entrate, ma affrontando comunque costi fissi elevati, e che in virtù di tale deterioramento stanno chiudendo i battenti.
È ben noto che le piccole e medie imprese di tutto il mondo siano state colpite in modo sproporzionato dalle chiusure e dai protocolli di distanziamento sociale, misure necessarie per cercare di rallentare la diffusione del virus, che ha già infettato più di 14,8 milioni di persone uccidendone oltre 615.000.
I dati pubblicati qualche giorno fa sulla rivista medica The Lancet hanno poi precisato che un potenziale vaccino contro il coronavirus sviluppato dall’Università di Oxford insieme al gigante farmaceutico AstraZeneca avrebbe prodotto una promettente risposta immunitaria in uno studio sull’uomo, in fase iniziale. All’inizio di questo mese, il gigante farmaceutico Pfizer e il produttore tedesco BioNTech avevano altresì riportato i primi dati positivi su un vaccino.
Eppure, tutto questo non sarà sufficiente per arginare le difficoltà e i pregiudizi economici. Anche nell’ipotesi in cui sia trovato presto un vaccino, il danno economico rimarrà per tanto tempo,
L’esperto ha infatti condiviso che le economie opereranno al di sotto della piena capacità per un ampio periodo, nonostante le risposte dei governi siano state enormi, con l’Unione Europea che ha raggiunto uno storico accordo su nuovi stimoli. Purtroppo, però, alcuni territori che sembravano aver contenuto l’infezione stanno ora vedendo riemergere nuovi casi. È il caso di Melbourne, la seconda città più grande dell’Australia, parzialmente richiusa dopo un’ondata di infezioni.
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