Il 2019 è stato un buon anno per l’obbligazionario emergente, ma il 2020 potrebbe non essere da meno, con rinnovo degli elementi che hanno supportato i bond dei Paesi emergenti lo scorso anno.
Peraltro, con il passare dei mesi sono rientrati alcuni rischi piuttosto importanti. Uno su tutti, la trade war tra Stati Uniti e Cina, con la firma dell’accordo di fase uno che ha permesso ai due Paesi di riavvicinarsi o, per lo meno, scongiurare nel breve termine un peggioramento dei rapporti commerciali.
Bene il segmento corporate
Da inizio gennaio ad oggi, ad aver conseguito lo slancio più importante è stato soprattutto l’obbligazionario corporate, che negli ultimi 14 anni è cresciuto di 8 volte in termini di emissioni, e continua a mostrare margini di sviluppo particolarmente incoraggianti.
La conseguenza di quanto sopra è che oggi chi investe in obbligazioni corporate sui mercati emergenti può scegliere tra un ventaglio di alternative sempre più vasto, con la possibilità ulteriore di mettere nel portafoglio titoli di società molto redditizie, esposte a minore passività rispetto alle controparti occidentali.
Il deterioramento delle condizioni finanziarie, unitamente all’indebolimento dei prezzi delle materie prime, hanno infatti indotto le società a ridurre il proprio indebitamento e migliorare la qualità del credito. Ne deriva che il rating creditizio delle società dei mercati emergenti è costantemente migliorato, con un trend che si è caratterizzato quasi all’opposto per quanto attiene i Paesi sviluppati.
La crescita economica negli emergenti
A sorridere a questa categoria di investimenti è anche lo scenario complessivo in cui si muovono le emissioni obbligazionarie: stando alle previsioni del Fondo Monetario Internazionale, infatti la crescita economica degli emergenti arriverà al + 4,6% quest’anno, contro il + 3,9% dello scorso anno.
Uno sviluppo che sarà più rapido rispetto a quello delle economie avanzate, e che si accompagnerà a diversi aspetti che potrebbero prolungare la luna di miele con questi investimenti: si pensi agli impieghi infrastrutturali, all’allargamento della fascia media o all’andamento demografico più robusto.
Non mancano i rischi
Naturalmente, di fianco a tutti questi punti a favore, non mancano i rischi.
Sia sufficiente rammentare quanto avvenuto in Argentina, in Ecuador o in Libano, che confermano quanto sia comunque da tenere in grande consapevolezza un impiego in questa asset class.
Bene allora farsi guidare dal rating e, soprattutto, inquadrare tale investimento all’interno di una più ampia logica di portafoglio strategico.
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