Tra i mercati emergenti mondiali, è la Russia il paese che sembra avere le carte in regola per crescere ancora. Secondo Alberto Boquin, Research Analyst di Brandywine Global (affiliata Legg Mason), la Russia oggi è uno dei pochi mercati emergenti che può vantare un surplus fiscale ma anche un surplus nelle partite correnti. Inoltre dal punto di vista monetario il rublo presenta un rendimento totale migliore rispetto a quello di tutte le altre valute emergenti.

Nel suo report sull’economia russa, Boquin afferma che nel 2014 il crollo della quotazione petrolio e le sanzioni americane causarono un impatto devastante sulla Russia. Durante quell’anno il cambio dollaro-rublo passò da 35 a 85 mentre lo spread dei bond in dollari registrò un allargamento dai 200 punti ad oltre 550 punti base. Dinanzi ad una situazione così complessa, la Russia reagì in modo durissimo. Le autorità moscovite adottarono politiche monetarie e fiscali sempre più stringenti. Le misure messe in campo permisero alla Russia di riequilibrare la sua economia.

Da allora sono passati 5 anni e oggi la Russia spicca come uno dei pochi mercati emergenti con un surplus fiscale e delle partite correnti. Come già detto nella premessa, altro punto a favore della Russia è il rublo. La valuta russa, infatti, è quella che presenta le performance migliori in termini di rendimento totale tra quelle dei mercati emergenti. Fin qui le annotazioni positive sull’economia russa. Secondo l’analista, però, ci sono dei segnali che non vanno assolutamente trascurati. In particolare alcuni elementi fanno pensare che la politica economica stia per cambiare direzione e che questo avverrà a discapito del prezzo degli asset. Per provare a capire cosa potrebbe avvenire Alberto Boquin si è soffermato su due questioni specifiche: le politiche deiu tasi e la dinamica della bilancia dei pagamenti.

Anzitutto c’è da evidenziare come la Banca Centrale di Russia sia stata capace di aumentare il suo prestigio grazie alla capacità dimostrata a suo tempo nella gestione della crisi del 2014. Alla fine di quell’anno, infatti, la banca centrale russa portò il tasso di riferimento al 17%. I tassi furono poi tagliati all’11% nel 2016 fino ad arrivare all’attuale 7%. Il passaggio da un costo del denaro più alto ad uno più basso avvenne in modo del tutto graduale, senza strappi.

Parallelamente il pickup di rendimento tra Russia e altri mercati emergenti ha sostenuto il rublo. Arrivati a questo punto l’analista non esclude che la politica monetaria russa possa ora diventare molto meno restrittiva visto che l’inflazione è scesa sotto al target del 4%.

Secondo le previsioni il 2020 potrebbe essere un anno caratterizzato da moderata inflazione grazie anche gli effetti causati dall’aumento dell’imposta sul valore aggiunto. A questo punto la banca centrale russa ha un margine di manovra per poter dar vita ad un importante ciclo di allentamento che, secondo l’analista avrà un impatto favorevole sulla crescita.

Segnali di inversione sono anche arrivati dalla bilancia dei pagamenti. Dopo il forte declino che è avvenuto nel biennio 2014-2015, ora le importazioni sono in aumento. Parallelamente anche le esportazioni NON energetiche hanno registrato un rialzo a partire dalla metà del 2016. La fase positiva è però durata poco poichè le esportazioni NON energetiche hanno poi ripreso a peggiorare a causa della debolezza dell’Europa

In questo contesto, il prezzo dell’energia continua ad essere incerto a causa delle preoccupazioni sull’andamento della domanda globale. E’ possibile un aumento dei deflussi di reddito man mano che le società russe inizieranno ad usare la liquidità per il pagamento dei dividendi. Partendo da tali considerazioni, gli analisti ritengono che la bilancia delle partite correnti della Russia registrarà un calo dal 7% del PIL al 4% entro il 2020. Sarà davvero così?

Nonostante tutte queste criticità, la Russia continua ad essere in una buona posizione rispetto agli altri mercati emergenti. Tra l’altro il governo ha spazio per attingere ai risparmi fiscali e investire in infrastrutture. Allo stesso tempo la banca centrale russa ha ampie riserve da mettere in campo nel caso di un’altra crisi.

Resta solo da capire fino a che punto queste buone notizie siano già incorporate nell’attuale valore del rublo.

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