La guerra commerciale è stata studiata da numerosi punti di vista. Alcuni analisti hanno esaminato le conseguenze della trade war sull’Europa, altri sull’Asia e altri ancora sugli Usa. L’unica lacuna fino a ieri presenta riguardava gli effetti delle guerra commerciale sui paesi BRIC ossia sugli emergenti storici (Brasile, Russia, India e Cina). Questa lacuna è stata ovviata da Craig Botham, Senior Emerging Markets Economist, Schroders che si è appunto chiesto quali saranno le conseguenze della guerra commerciale sui paesi BRIC (emergenti).
Secondo l’analista è inevitabile che l’escalation della guerra commerciale abbia portato a tagliare le stime di crescita dei paesi BRIC. L’esperto prevede anche un’inflazione più elevata rispetto a quelle che erano le indicazioni precedenti. Questa revisione delle stime è da imputare ad un dollaro Usa più forte rispetto alle precedenti indicazioni e ai prezzi più alti del greggio (quotazione petrolio) e dei beni alimentari.
Dal punto di vista tecnico nel momento in cui l’inflazione aumenta, le banche centrali intervengono per alzare i tassi e tenere i prezzi sotto controllo. In questa circostanza, però, le autorità dei mercati emergenti sono scese in campo dando priorità alle previsioni di rallentamento della crescita e non a quelle che puntano su un aumento dell’inflazione. Morale di questa prospettiva è che le banche centrali abbasseranno i tassi di interesse con l’obiettivo di dare sostegno all’economia.
Fatta questa premessa, Botham è passato ad analizzare gli effetti della guerra commerciale sui singoli mercati emergenti, partendo dalla Cina.
Economia Cina: effetti guerra commerciale
E’ logico che la guerra commerciale abbia avuto degli effetti negativi sull’outlook cinese. Già nel secondo trimestre 2019 i dati sulla crescita economica della Cina sono stati inferiori rispetto a quelle che erano le attese. Dinanzi a tale situazione, le autorità di Pechino non hanno varato alcuno stimolo politico. Proprio da tale situazione è scaturita la decisione di Schroders di procedere con un abbassamento delle stime per la crescita cinese nel 2019.
Anche dal punto di vista del Forex, l’incremento delle tensioni commerciali rappresenta una cattiva notizia. L’analista di attende che dopo l’aumento dei dazi al 25 per cento su tutte le esportazioni cinesi negli Usa, il renminbi di Pechino posso indebolirsi ancora scendendo a quota 7,2 nel confronto con il Dollaro Usa. Tra l’altro l’aumento dei prezzi dei dei beni alimentari ha già spunto vero l’alto le previsioni di Schroders per l’inflazione.
Nonostante questo però gli analisti non si attendono che l’inflazione possa restare costantemente al di sopra del target del 3 per cento. Per tale motivo non ci dovrebbero essere ostacoli affinchè la People’s Bank of China (PBoC) abbassi, se necessario, i tassi di riferimento.
Economia Brasile: effetti guerra commerciale
Per quello che riguarda il Brasile, l’analista ha ridotto le stime di crescita sia per il 2019 che per il 2020. Nonostante questo taglio, comunque, Botham ritiene che per il paese del Sud America ci siano comunque buone notizie. Tra gli eventi citati ci sono il successo della riforma sulle pensioni e l’andamento della valuta. Sul Forex, infatti, il Real carioca si sta mostrando più forte in un contesto in cui ul governo si è mostrato all’altezza della gestione delle preoccupazioni fiscali. Ciliegina sulla torta per l’economia brasiliana, il fatto che la crescita si stia ripredendo aiutando così la riduzione dell’inflazione.
Più nel dettaglio, la riforma pensionistica del Brasile ha eliminato una delle principali fonti di incertezza per gli asset brasiliani. Questo, unito alla crescita e all’outlook di inflazione, ha permesso alla banca centrale del Brasile di procedere con un taglio dei tassi di interesse.
Economia India: effetti guerra commerciale
Dall’economia del Brasile a quella dell’India. Secondo l’analista sebbene l’India presenti un’economia più chiusa rispetto agli altri BRIC, nel 2019 il livello di attività è sotto le stime. Un segnale positivo potrebbe però essere arrivato recentemente. Il primo budget del nuovo Governo di Modi, rieletto a maggio, ha offerto infatti un valido supporto alla crescita dell’economia indiana.
Per quello che riguarda la politica monetaria è quasi certo che la banca centrale dell’India taglierà ancora i tassi di interesse anche alla luce di una inflazione che resta bassa. Due i rischi per l’economia indiana: la recente debolezza della rupia e il ruolo dei monsoni. Da non enfatizzare troppo il dato sulla debolezza della valuta poichè sono tutte le monete dei paesi emergenti ad essere deboli a causa della trade war.
Economia Russia: effetti guerra commerciale
Infine la Russia. Gli analisti hanno tagliato le previsioni di crescita dell’economia russa a seguito di un secondo trimestre che si è rivelato più debole del previsto. Secondo Schroders, però, nella seconda metà del 2019 la forte politica delle infrastrutture dovrebbe riuscire a far iniziare nel migliore dei modi l’inizio del 2020.
Gli analisti sono dell’avviso che tutta la politica fiscale e monetaria russa abbia come obiettivo quello di tagliare la sensibilità delle variabili macroeconomiche al prezzo del petrolio. Questo significa che una forte volatilità della quotazione petrolio avrà un impatto limitato sull’outlook rispetto a qualche anno fa.
Dal punto di vista geopolitico c’è però un rischio. Gli Usa potrebbero imporre altre sanzioni a Mosca e così le grandi banche americane potrebbero non partecipare all’emissione del debito sovrano russo. Questo avrebbe degli effetti sul Forex con il rublo russo che finirebbe sotto pressione.
Ad ogni modo la Russia è la sola economia emergente dei BRIC per la quale Schroders non ha modificato le sue previsioni sulle politiche monetarie. La Banca Centrale Russa sembra aver adotatto un approccio molto cauto rispetto alle aspettative elevate per quanto riguarda l’inflazione. Un rublo debole a causa delle sanzioni americane non potrà far altro che aumentare le preoccupazioni dei mercati.
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