Lo spettro di un nuovo default aleggia sull’Argentina. Mentre il paese sudamericano è alle prese con una grave crisi finanziaria, autorità politiche e monetarie sono corse ai ripari. A scendere in campo sono stati il governo di Buenos Aires e la Banca Centrale del paese. 

A ricostruire i recenti avvenimenti che stanno facendo nuovamente parlare di rischio default in Argentina è stato Delphine Arrighi, gestore del fondo Merian Emerging Market Debt, Merian Global Investor. L’esperto ha ricordato che a riportare in vita i vecchi incubi, è stato l’inatteso risultato delle primarie che si sono tenute a metà agosto. Le elezioni hanno sancito l’affermazione del candidato dell’opposizione Alberto Fernández sull’attuale Presidente Mauricio Macri. Il problema, subito percepito dai mercati come dimostrato dal crollo del Pesos nel Forex e dell’immediata crisi di liquidità in cui il Paese è piombato rapidamente, è che tra il vincitore e il grande sconfitto ci sono ben 15 punti di discacco. La distanza, considerando l’immediatezza del voto politico, è difficilmente colmabile. 

Dinanzi a questa situazione la banca centrale argentina, constatando la fuga degli investitori off-shore, è scesa in campo bruciando ben 13 miliardi di dollari di riserve in valuta estera nel tentativo di evitare che il crollo del pesos si potesse trasformare in un disastro. La discesa in campo, pagata a carissimo prezzo, ha riportato sotto controllo il tracollo del pesos.

Superata la fase di emergenza, si tratta ora di capire cosa potrà succedere nei prossimi mesi quando l’oppozione attuale, se le indicazioni delle primarie dovessero essere confermate, andrà al potere. Il nuovo governo ripagherà il debito e proseguirà con le politiche di risanamento oppure si tornerà a capo? 

Secondo l’analisi di Arrighi le politiche portate avanti da Macri nel corso degli ultimi anni per aggiustare il deficit delle partire correnti hanno dimostrato di essere troppo pesanti. E’ in questo contesto che è nata la sconfitta alle primarie di Macri e l’affermazione del candidato moderato Peronista Fernández che ha già fatto sapere che il suo obiettivo è ottenere un target più ampio di deficit fiscale.

L’incubo di un nuovo default in Argentina ha determinanto un ritiro dei depositi. Questa fuga ha pesato sul peso ma il problema non è solo monetario ma anche economico. Peso in balia dei mercati significa incremento del rapporto debito/PIL e quindi mancata ripresa.  

Insomma l’Argentina è in un circolo vizioso anche perchè le riserve in valuta estera del paese sono limitatate. Inevitabili, quindi, i controlli sui capitali in uscita non fosse altro che per permettere a Buenos Aires di affondare come già avvenuto in passato. L’obiettivo della discesa in campo del governo è quello di provare a garantire un minimo di stabilità almeno fino alle prossime elezioni. Affinchè questo intento riesca è necessario che le misure di contenimento restino temporanee.

Tra l’altro,secondo gli analisti, questa fase potrebbe essere anche l’occasione per avviare una discussione con i creditori e il FMI sulla ristrutturazione del debito estero. Questo nel breve termine. Per quanto concerne invece il lungo periodo, il futuro stesso dell’Argentina dipenderà da quelle che saranno le intenzioni del prossimo governo. Anche per il nuovo esecutivo, però, il compito non sarà facile perchè lo spettro di nuovo default dell’Argentina è sempre vivo. 

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