Investire sui mercati di frontiera conviene ma a patto che si sia bravi a scegliere su quali paesi puntare. In una analisi redatta da Oliver Bell, gestore del fondo T. Rowe Price Frontier Markets Equity, T. Rowe Pric, è stato fatto il punto sui cosiddetti mercati di frontiera.
L’analista ricorda che quando è stato inaugurato 5 anni fa il Rowe Price Frontier Markets Equity, si è subito notata la stretta similitudine tra i mercati di frontiera e i mercati emergenti degli ultimi anni ’90. Bell ricorda come molti paesi all’epoca si muovevano su un sentiero di pace e di miglioramento sia dal punto di vista politico che sotto un profilo più economico.
Fatta questa premessa, cosa sono i mercati di frontiera? L’analista nel suo report ha evidenziato che con la denominazione di mercati di frontiera non si identifica un’asset class omogenea. Questo perchè molti paesi di frontiera presentano un livello di rischio diverso a seconda del momento. Riuscire a muoversi in questo comparto molto eterogeneo è possibile solo adottando una gestione attiva del rischio. Partendo da tale presupposto l’analista ritiene che oggi ci siano opportunità di alpha in questi mercati che erano e restano poco accessibili per tutti quegli investitori che invece sono soliti investire sui mercati tradizionali oppure su quelli emergenti.
Conoscere quali sono i migliori mercati di frontiera oggi diventa quindi determinante per definire la propria strategia di investimento. Secondo l’analisi di Bell oggi al mondo ci sono ben 6 mercati di frontiera interessanti per chi vuole provare ad investire in questo settore (che, ricordiamolo, non è quello dei mercati emergenti).
Migliori mercati di frontiera oggi
Quali sono i migliori mercati di frontiera oggi? Il primo nome che Bell ha fatto è quello del Vietnam. Il paese asiatico ha generato più alpha di tutti gli altri mercati. Il fondo T. Rowe Price Frontier Markets Equity ha a lungo sovrappesato il paese asiatico. Negli ultimi anni il Vietnam ha attratto molti investimenti stranieri anche pechè il governo ha pensato di abbassare i limiti legali alla proprietà straniera.
Investire in Vietnam conviene perchè il paese presenta ottime prospettive di crescita del Pil. Il prodotto interno lordo del Vietnam potrebbe aumentare del 6,5 per cento nei prossimi anni. Inoltre i costi di produzione del Vietnam sono bassissimi mentre i costi di retribuzione medi sono più bassi di 250 dollari al mese. Ulteriore vantaggio è il fatto che il Vietnam ha siglato tantissimi accordi di libero scambio.
Altro paese incluso nella lista dei migliori mercati di frontiera è l’Argentina. Lo scenario nel paese Sud Americano ha iniziato a cambiare nel 2015 con l’ezione di Mauricio Macri. Purtroppo il cammino delle riforme portato avanti da Macri si è arenato negli ultimi mesi tanto che Bell, dinanzi all’aumento dei rischi per il peso, ha deciso di tagliare società domestiche argentine detenute nel fondo per provare a favorire quelle più globali. Il futuro dell’Argentina è tornato ad essere molto incerto e, nonostante il paese sia stato inserito di recente nel nell’Indice MSCI Emerging Markets, non ci sono chiari segnali su una prosecuzione della strada virtuosa.
E’ cronaca di questi giorni il crollo della borsa argentina e il tracollo del peso.
Tra i migliori mercati di frontiera l’analista indica anche la Nigeria. Il giganta africano ha attraversato una fase di recessione durata due anni ma oggi l’economia della Nigeria sembra essere tornata in salute. Investire in Nigeria è certamente una buona idea anche se i rischio non mancano.
La ripresa dell’economia nigeriana è stata possibile grazie alla stabilità del prezzo del petrolio. Ovviamente anche la ripresa dei consumi interni ha permesso alla Nigeria di uscira dalla fase di recessione. Secondo Bell nonostante il contesto a livello top-down sembra essere migliore rispetto al passato ma ci sono ancora delle fragilità a partire dalla valuta nigeriana che deve ancora muoversi verso il tasso di cambio ufficiale.
Quarto mercato di frontiera da prendere in considerazione è il Bangladesh. Non è un mistero che il paese asiatico stia attraversando una fase molto delicata della sua storia. Il Pil pro-capite è praticamente raddoppiato salendo a 1.500 dollari. Negli ultimi anni c’è stato anche un boom degli investimenti diretti esteri e anche l’export ha segnato un aumento di quasi il 20 per cento. Altra buona notuzia è il rialzo del tasso di alfabetizzazione degli adulti che è passato dal 47 al 73 per cento.
Punti di forza del Bangladesh sono la sua capacità di intercettare investimenti in fuga dalla Cina e la presenza di una fiorente classe media di quasi 19 milioni di persone. Secondo Bell ci sono in Bangladesh aziende che potrebbero trarre molto beneficio dalla crescita demografica del paese.
Anche l’Arabia Saudita fa parte della lista dei paesi di frontiera. Riad è appena entrata nell’indice MSCI Emerging Markets e vanta un peso del 3 per cento. Bell si è detto molto ottimista sulle azioni dell’Arabia Saudita e ha puntato la sua attenzione sull’ambizioso progetto Vision 2030. Tra i singoli settori, molto interessante è il comparto finanziario che a partire dal 2017 ha registrato una forte progressione.
Per finire ultimo paese inserito nella lista dei mercati di frontiera più interessanti è il Kuwait. L’emiro era molto sottopesato dagli analisti fino a poco tempo fa anche perchè il suo settore bancario aveva registrato forti tensioni dal 2008. La prospettiva è poi completamente cambiata negli ultimi anni. Oggi il fondo T. Rowe Price Frontier Markets Equity ritiene che le opportunità in Kuwait siano molto attraenti soprattutto nel settore bancario. I fondamentali del paese sono in miglioramento e alcuni titoli del settore bancario islamico e del fintech potrebbero registrare variazioni significative.
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