Nelle ultime ore le azioni dei mercati emergenti si sono trovati sotto una crescente pressione di vendita, in seguito all’acuirsi delle tensioni commerciali tra Stati Uniti e Cina. Il motivo è da ricercarsi al fatto che non troppe ore fa il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha annunciato che procederà ad imporre ulteriori 300 miliardi di dollari in dazi doganali alla Cina all’importazione ad un tasso iniziale del 10%, aggiungendo che questi prelievi potranno poi essere aumentati oltre il 25%.

Questo ha segnato la fine della tregua commerciale che le maggiori economie mondiali hanno raggiunto al vertice dei leader del G20 alla fine di giugno, che è durata di fatto poco più di un mese. Durante questo periodo, Trump ha espresso dubbi sulla validità della tregua quando ha affermato di poter ancora imporre tariffe alla Cina nel caso in cui “lo desiderasse”. Nei giorni scorsi, ha poi alimentato una maggiore incertezza quando ha dimostrato di esitare ad accettare un’offerta da parte di Pechino, rivolta a cercare di attenuare i contrasti in materia.

Nel 2018, abbiamo assistito al crollo dell’MSCI Emerging Markets ETF (che è esposto alle maggiori società dei Paesi in via di sviluppo), la cui quotazione è calata di quasi il 30% a causa delle tensioni commerciali USA-Cina e dell’aggressiva stretta monetaria perseguita dalla Fed. Il primo è un rischio particolare per le economie dell’Asia-Pacifico, date le relazioni commerciali regionali con la Cina, la seconda economia mondiale, in un momento in cui il tasso di crescita del PIL è ai minimi storici almeno dal 1992 a questa parte.

Non sorprende quindi che le banche centrali delle Filippine, della Malesia e recentemente dell’Indonesia abbiano ridotto i tassi di riferimento per contribuire a sostenere la crescita locale e l’inflazione. Le ritorsioni della Cina contro le misure statunitensi possono alimentare le preoccupazioni degli investitori e far rivivere i timori per la fuga di capitali che l’anno scorso erano così importanti. Questo mentre la crescita globale è a rischio a causa del rallentamento delle PMI manifatturiere in tutto il mondo.

Dunque, proprio tali Paesi potrebbero essere posti nuovamente sotto ulteriori tensioni, alle quali non sarà facile rispondere con mezzi interni adeguati…

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