Una nota a cura di Didier Saint-Georges, managing director e membro del Comitato Investimenti di Carmignac, ci spiega per quale motivo l’Europa approfitterà solamente in modo marginale della ripresa cinese. Ma per quale motivo?
Secondo l’analista, un primo indizio per capire che cosa potrebbe accadere è legato al comportamento del mercato azionario cinese, in grado di riflettere abbastanza fedelmente la percezione degli investitori locali, che sono notoriamente molto sensibili alla situazione domestica e dunque pronti a scommettere sul suo andamento.
Ebbene, l’esperto di Carmignac ci ricorda come il mercato interno cinese abbia registrato una crescita del 28% dall’inizio dell’anno. Una ripresa molto dinamica, che è stata in grado di compensare almeno in parte la flessione del 2018, testimoniando il passaggio da una situazione di forte rallentamento dell’economia, a un contesto di stimolo fiscale e monetario, sostenuto dalla prospettiva di un esito favorevole a margine dei negoziati tra la Cina e gli Stati Uniti sul fronte commerciale.
Risulta dunque che la salute dell’economia cinese sta migliorando, determinando una buona notizia per le esportazioni italiane.
Se quanto sopra è un quadro facilmente immaginabile, non lo l’entità del trascinamento del business italiano in seguito alla ripresa economica cinese.
Per capire per quale motivo Carmignac ne sia così convinta, bisogna scendere un po’ più a fondo nell’analisi, ricordando quali siano i fattori che inducono a moderare l’entusiasmo più superficiale. Da una parte troviamo infatti l’espansione delle attività di prestito, sostenute dal ricorso alle quote assegnate alle banche dal governo su base annua. Ne deriva che il plafond di incentivi economici disponibili è già in gran parte esaurito.
In secondo luogo, la crescita economica del primo trimestre cela un ulteriore rallentamento dell’attività nazionale: la spinta del PIL cinese è legata alle esportazioni e, pertanto, almeno per il momento può approfittare della crescita mondiale più di quanto non vi contribuisca.
Evidentemente, il comportamento dei mercati azionari è più impulsivo. Da una parte si sono fatti cogliere dal panico alla fine dell’anno scorso di fronte alla prospettiva di una recessione generalizzata; dall’altra parte, più recentemente, si stanno entusiasmando per la ripresa, sperando sia contagiosa.
La verità corre tuttavia il rischio di essere una sorta di via di mezzo tra questi estremi comportamentali.
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