Il mercato azionario dell’America Latina ha avuto un inizio particolarmente convincente, tanto che l’indice MSCI Latin America ha guadagnato nei primi 2 mesi il 13,1% in dollari. Peraltro, tale buon momento fa seguito a un 2018 non particolarmente soddisfacente, con lo stesso indice che aveva perso il 6,5% in dollari, spinto al ribasso da un declino in doppia cifre in alcuni mercati chiave come Cile, Colombia e Messico.

Nei primi due casi, i rendimenti negativi sono stati determinati principalmente dai bassi prezzi delle materie prime, mentre in Messico sono state le preoccupazioni politiche a incidere sulle prestazioni degli asset locali. Gli effetti non sono stati controbilanciati dal Brasile, con un mercato lievemente più debole, e con l’incertezza sulle elezioni che ha ostacolato la ripresa economica e la valuta.

E l’Argentina? Come sottolineava in un comunicato Pablo Riveroll, Head of Latin American equities, Schroders, per il momento Buenos Aires non fa parte dell’indice, ma il Paese potrebbe essere reincluso nuovamente a giugno.

Chiarito quanto sopra, l’outlook per la crescita economica in America Latina è positivo per l’anno, condotto dalla ripresa della crescita economica in Brasile, la principale economica della regione. L’accelerazione della crescita in quest’area dovrebbe essere modesta, ma pur sempre maggiore rispetto a quella globale, in rallentamento.

Nel dettaglio:

Brasile. Il Paese dovrebbe sperimentare un’accelerazione delle attività nel corso dell’anno, con una crescita del Pil fino al 2,5% nel 2019, contro l’1,3% per il 2018. L’elezione di Jair Bolsonaro ha ridotto l’incertezza politica, mentre una gestione più liberale dell’economia dopo gli anni della sinistra dovrebbe sostenere la fiducia. I piani della nuova amministrazione includono infatti la privatizzazione di alcune società, e diverse riforme per l’economia. La policy monetaria dovrebbe aiutare a supportare la crescita del credito e il minor grado di utilizzo della capacità produttiva, unitamente all’alto tasso di disoccupazione, dovrebbero contribuire a mantenere bassa l’inflazione.

Argentina. L’economia dovrebbe essere cresciuta del 2,6% nel corso del 2018, mentre per il 2019 le previsioni parlano di una contrazione all’1,6%. Le policy monetarie e fiscali restrittive potrebbero rimanere invariate, considerata la necessità di rispettare le condizioni dell’FMI. Ad ogni modo, l’economia dovrebbe gradualmente riprendersi a partire dal secondo trimestre, sostenuta da una crescita del settore agricolo e dalla flessione dell’inflazione, che dovrebbe migliorare i salari reali. Di supporto anche una crescita economica sostenuta in Brasile, anche se la sostenibilità della ripresa economica locale dipenderà più che altro dalle evoluzioni politiche che precederanno le elezioni generali di ottobre

Colombia. Nel Paese la crescita del Pil dovrebbe accelerare fino al 3,6% nel corso dell’anno, rispetto al 2,8% stimato per il 2018. Gli investimenti dovrebbero sostenere tale scenario, così come i consumi privati e i profitti societari, con questi ultimi supportati dalle recenti riforme fiscali.

Perù e Cile. Le prospettive economiche di crescita parlano nel 2019 di un + 4,1% per il Perù e di un + 3,4% per il Cile, contro il + 4,1% e il + 4,0% nel 2018. La debolezza esterna e le guerre commerciali potrebbero rallentare le economie, ma complessivamente la crescita dovrebbe rimanere piuttosto sostenuta.

Messico. Nel Paese il Pil dovrebbe crescere del 2,1% nell’anno, in linea con le aspettative del 2018. Ci sono comunque preoccupazioni cresciti sul cambiamento di direzione del Presidente Andrés Manuel López Obrador (AMLO) e del suo partito MORENA (si pensi alla cancellazione del progetto per il nuovo aeroporto della capitale).

Complessivamente, afferma il comunicato di Schroders, l’attrattività dell’America Latina nel medio termine rimane piuttosto forte, sostenuta da una classe media in crescita, da costi della manodopera bassi e da ampie risorse naturali.

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