I mercati emergenti hanno riservato (poche) sorprese positive e tanti punti interrogativi nel corso del 2018. Con la fine dell’anno, l’interesse degli investitori si è già spostato a quelle che potrebbero essere le previsioni sui paesi emergenti nel 2019. Nonostante gli italiani non siano particorlamente sensibili alle occasioni dei mercati emergenti, è comunque interessante fare il punto sulle stime che attendono questi scenari il prossimo anno. Secondo Patrick Zweifel, Chief Economist di Pictet Asset Management, i mercati emergenti sembrano essere ipervenduti almeno ad un primo esame. La domanda che l’analista si pone è semplice: i mercati emergenti sono ancora interessanti? Rispondere a questo interrogativo significa inquadrare quello che potrebbe servire per generare una vera ripresa.
L’analista, in particolare, ha posto l’attenzione su due variabili importanti per la ripresa dei mercati emergenti: un rafforzamento, non eccessivo, dell’economia Usa e un raffreddamento delle tensioni commerciali.
Per quello che riguarda il rafforzamento dell’economia Usa, Patrick Zweifel ritiene che una crescita troppo forte degli States possa spingere la banca centrale a tirare il freno e quindi ad aumentare i tassi di teresse. Questo, prosegue l’analista, andrebbe ad impattare sui mercati emergenti e, in particolare, su quelli che pagano gli interessi sul debito estero in dollari.
La quotazione del dollaro USA pare sopravvalutata, così come è stato sempre negli ultimi anni. Pertanto – afferma Zweifel – guardando al 2019, confido in un indebolimento del dollaro affinché offra un po’ di sollievo ai mercati emergenti.
Finora la Cina ha reagito alla politica commerciale degli Stati Uniti con una serie di concrete contromisure a sostegno dell’economia, che comprendono leve monetarie, fiscali e commerciali. Non siamo stati in grado di valutare in pieno l’intero impatto di queste misure, ma riteniamo che dovrebbe essere nell’ordine del 2% del PIL.
Per quello che riguarda il raffreddamento delle tensioni commerciali globali, invece, l’analista ha ricordato come nel corso del 2018 la minaccia di una guerra commerciale sia stato il principale rischio per la crescita economica globale. A partire da questa considerazione, Patrick Zweifel afferma: “Rimane ancora da vedere se nei prossimi mesi assisteremo ad un intensificarsi dei contrasti da parte dell’amministrazione Trump. Ciò che è evidente è che la crescita del PIL dei mercati emergenti è al momento più strettamente legata alla crescita reale delle esportazioni globali rispetto a quella dei mercati sviluppati. Ogni riduzione delle attuali tensioni commerciali darebbe grande slancio ai mercati emergenti“.
Oltre a questi due fattori, ci sono poi anche ulteriori elementi che possono andare a condizionare le previsioni mercati emergenti 2019. La capacità dei paesi emergenti di riprendersi, afferma Patrick Zweifel, sarà legata ad un maggiore stimolo in Cina e alla stabilizzazione dei prezzi delle materie prime. In relazione al secondo punto l’analista ritiene che i “solidi prezzi delle materie prime sono di norma un fattore positivo per i mercati emergenti, soprattutto per quelle economie che sono esportatrici nette di materie prime” e aggiunge che “la ripresa dell’attività edilizia cinese, trainata dalle recenti misure, dovrebbe stimolare la ripresa dei metalli industriali nei prossimi mesi“.
In conclusione di questo post dedicato alle previsioni mercati emergenti 2019, non va dimenticato che la capacità di stabilizzazione di queste aree sarà anche legata alle riforme che gli stessi paesi emergenti saranno in grado di attuare. Si pensi, ad esempio, ai casi di Argentina e Turchia.
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