L’Africa è tanto lontana quanto piena di occasioni e questo discorso vale anche per il mercato obbligazionario. Investire in bond africani significa anzitutto scegliere quelle sono le migliori obbligazioni in un panorama generale che presenta un elevato livello di rischio. La tenuta stessa di molti paesi africani è quotidianamente a rischio e proprio per questo motivo gli investitori che scelgono di inserire in portafoglio bond africani non sono poi così tanti.
Certamente è necessaria tanta analisi e tanta lettura. L’Africa è composta da centinaia di nazioni che presentano un livello di crescita economica molto eterogeneo. Se sei interessato ad investire in bond africani ma non sai su cosa puntare, questa analisi di Erik Renander, gestore del fondo HI Africa Opportunities, Hedge Invest Sgr, può esserti di aiuto. Il gestore ha rivolto la sua attenzione su due bond in particolare: i T-Bill nigeriani e le obbligazioni locali del Ghana.
Ovviamente l’analisi sui migliori bond africani parte da quella che è la situazione delle ultime settimane. Nel corso dell’ultimo periodo, afferma il gestore, per i mercati africani non sono mancate le incertezze. L’indice azionario sudafricano ha perso il 7,1% e il DJ Titans Africa Index USD è sceso del 7,2%, solo nel mese di ottobre. L’analista si dice molto preoccupato visti i risultati sugli utili aziendali che sono stati pubblicati. La crescita è molto debole e i dati sembrano indicare un rallentamento. In generale, occorre essere pazienti e aspettare di ricomprare le aziende migliori a prezzi più bassi, dato che ora sono ancora troppo elevati. Ciò detto, non mancano opportunità interessanti nel continente, come i rendimenti offerti dai Titoli di Stato in valuta locale.
Un esempio sono appunto i T-bill nigeriani. I rendimenti a un anno sono tornati al 16% dal 12% all’inizio dell’anno. Il governatore della banca centrale nigeriana ha aumentato i tassi per attrarre gli investitori stranieri e stabilizzare le riserve. Il gestore ha aumentato la sua esposizione sui T-bill nigeriani.
Anche i bond locali del Ghana, che offrono un rendimento del 19%, risultano interessanti secondo Renander. Le misure che sono state pianificate e già messe in atto dal Governo e dalla banca centrale sono incoraggianti. I tassi più elevati hanno stabilizzato la valuta e l’inflazione è sotto controllo. Da un massimo del 19% nel 2016, l’inflazione è scesa al 10% nel 2018. Il deficit di bilancio sta scendendo gradualmente, passando dal 8% nel 2017 al 5% nel 2019. La crescita del Pil del Ghana dovrebbe essere del 5,4% nel 2018 e del 5% nel 2019.
Il gestore inoltre ricorda che il governo inoltre sta cercando di stimolare il settore manifatturiero e ha incoraggiato sia Volkswagen che Sino Truck ad aprire impianti di assemblaggio in Ghana. Il Governo sta anche promuovendo la digitalizzazione dell’economia, fornendo a ciascun cittadino una carta di identità biometrica, creando processi sempre meno basati su scambi cartacei per i porti, registrando digitalmente i possedimenti terrieri – cosa che sta aiutando nell’erogazione di prestiti e mutui – e richiedendo che tutti i pagamenti governativi siano fatti attraverso un trasferimento di fondi elettronico, con migliori possibilità di monitoraggio. I riconoscimenti non hanno tardato ad arrivare. In settembre S&P ha alzato il rating del Ghana da B- a B: è stato il primo upgrade del Paese in 10 anni.
Un ulteriore segnale positivo per il continente africano è arrivato dalla conferenza degli investitori in Sudafrica tenutasi a fine ottobre. Nonostante i dati economici del Paese siano stati deludenti, il discorso di apertura del Presidente Ramaphosa è stato incoraggiante in merito al miglioramento delle prospettive a lungo termine. Rivolgendosi agli investitori, Ramaphosa ha anche affermato: “Una cosa che ho imparato è il concetto delle tre E: Education, Entrepreneurship and Efficient government – educazione, imprenditorialità, efficienza di governo. Ci siamo abituati a trattare male i nostri imprenditori e a chiamarli con qualsiasi tipo di appellativo, ma questo oggi deve finire”.
L’Africa è pronta a sorprendere?
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