Michael Every, responsabile della ricerca sui mercati finanziari dell’Asia e del Pacifico per Rabobank International, ha recentemente formulato alcune interessanti riflessioni sull’evoluzione della guerra commerciale e dei riflessi potenziali sui principali mercati emergenti.
Nelle sue considerazioni, Every ha rammentato come le tariffe di “ritorsione” tra Stati Uniti e Cina stanno entrando in applicazione, andando ad aprire quella che dovrebbe essere la più grande guerra commerciale della storia recente. Ne deriva che molti movimenti si stanno pianificando nelle varie asset class, anche se non è chiaro ancora in quale direzione: assisteremo ad un caso in cui l’esposizione alle zioni sarà ridotta e il denaro andrà a fluire nelle materie prime? O succederà il contrario?
Per l’esperto, in realtà molto dipende da quel che avverrà nei prossimi mesi. Se infatti è vero che stiamo già parlando di guerra commerciale globale, in realtà quello degli scorsi giorni è stato solo “il primo proiettile”. Dunque, se questa sarà l’unica pallottola ad essere sparata, in realtà i riflessi non dovrebbero essere molto significativi, ma se i mercati si orienteranno nel pensare che ci sia molto di più in arrivo e che il proiettile sarà seguito da molti altri proiettili, bisognerà compiere delle scelte piuttosto nette.
Every si è poi soffermato a parlare del deflusso che sta accadendo nei mercati emergenti, e del relativo sentimento di rischio che è emerso quasi improvvisamente?
Per l’esperto di Rabobank, alla base di ciò ci sono diversi fattori. Uno dei fattori è che la Federal Reserve sta continuando a stringere la propria politica monetaria, e in virtù di ciò osserveremo ancora diversi aumenti dei tassi nei prossimi 12 – 18 mesi. Con la curva dei rendimenti USA già piuttosto piatta, stiamo dunque ricevendo una sorta di “segnale di avvertimento” su ciò che la Fed potrebbe fare. E ciò non è mai veramente positivo per i mercati emergenti, ricorda Every, sia in termini di un dollaro più forte sia in termini dei rischi per l’economia statunitense, nel caso in cui qualcosa andasse storto. Oltre a ciò, la guerra commerciale è negativa per quasi tutti i mercati emergenti in Asia. Insomma, conclude l’analista di Rabobank, bisogna essere estremamente ottimisti per trovare una ragione generalizzata per entrare nei mercati emergenti in questo momento.
Ma se dai mercati emergenti ci sono fondi in uscita… dove si stanno dirigendo? Ebbene, al netto dei fondi che sono indirizzati in liquidità o in titoli governativi, molti soldi hanno preso la direzione delle azioni dei mercati sviluppati. Almeno, fino a quando non scoppierà una guerra commerciale ancora più grave e profonda, che potrebbe turbare le attuali valutazioni…
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