Il 2018? Sembra essere un anno particolarmente appetibile per i Paesi emergenti, a patto di individuare i mercati “giusti” verso cui indirizzare i propri investimenti. O, almeno, così la pensa Tom Wilson, responsabile delle azioni dei mercati emergenti di Schroders, secondo cui nel 2018 la crescita economica mondiale sarà del 3,3%, mentre la crescita economica dei mercati emergenti sarà pari al 4,9%.

Attenzione però a non compiere conclusioni troppo affrettate. Così come avviene in qualsiasi statistica, anche questa media cela prestazioni di grande rilievo, e prestazioni che sarebbe necessario osservare con maggiore cautela…

La Cina

Iniziamo con la Cina: l’economia del Paese asiatico dovrebbe infatti crescere in maniera piuttosto rilevante nel corso del 2018, sebbene in misura minore rispetto a quanto avvenuto nel corso del 2017, a causa dell’inasprimento delle condizioni monetarie. La previsione per il 2018 vede pertanto il prodotto interno lordo del Paese salire al 6,4% contro il 6,8% registrato nel 2017.

Ad ogni modo, non soli aspetti quantitativi bisognerebbe osservare: Wilson ha infatti posto la giusta attenzione anche alla qualità della crescita, come emersa durante l’ultima riunione del Congresso del Partito comunista cinese, quando si è parlato dei rischi strutturali, e non solo.

La Russia

Un altro mercato che potrebbe riservare ben più di qualche soddisfazione è la Russia. Mosca dovrebbe continuare a crescere economicamente, con l’inflazione russa ai minimi che dovrebbe favorire la conferma della politica monetaria accomodante da parte della Banca centrale, che in tal modo cerca di stimolare i consumi e gli investimenti. L’attenzione sarà successivamente sulle elezioni presidenziali, che dovrebbero garantire continuità al Paese.

Il Centro Est Europa

Altri Paesi emergenti che dovrebbero rimanere al centro delle attenzioni internazionali sono quelli del Centro Europa come Repubblica Ceca, Polonia e Ungheria. Per questi Paesi Wilson si aspetta una crescita economica piuttosto robusta, trascinata anche dalla generale ripresa economica dell’eurozona.

Come si evolveranno i fondamentali

Sancito quanto sopra, Wilson si dice convinto che le previsioni di espansione dei multipli nel 2018 sono limitate, mentre le stime sugli utili per azioni dovrebbero aumentare del 10-15% nei prossimi 12 mesi. Più nel dettaglio azionario, l’indice MSCI Emerging Markets scambia ora a un rapporto fra prezzo e utili prospettici (PER) di 12,8x, con uno sconto del 24% rispetto all’indice MSCI World.

L’analista afferma che il dollaro rimarrà ancora debole nel medio termine, considerato che la svalutazione della valuta verde è relazionabile con l’elevata prestazione dei mercati azionari emergenti, mentre le valute di queste aree, con la sola esclusione del renminbi in Cina, sono ad oggi ancora sottovalutate. Il trend potrebbe però subire un’inversione di breve termine proprio nel corso del primo semestre del 2018, a causa dell’inasprimento monetario e dalle possibile conseguenze della riforma fiscale americana.

I pericoli del rallentamento della Cina

Per le economie emergenti i maggiori pericoli arrivano dal rallentamento economico della Cina, previsto per il 2018 in 0,4 punti percentuali. Ma non è questo l’unico motivo di timore: dalla contrazione della liquidità a livello globale alla politica commerciale degli Stati Uniti, sono diverse le determinanti che potrebbero condizionare lo sviluppo delle economie emergenti.

Dei vari elementi, il più gravoso potrebbe però essere il rallentamento della Cina. Il debito cinese nel corso degli ultimi dieci anni è cresciuto in maniera notevole, e come conseguenza ha esposto il Paese a dei rischi economici e finanziari più elevati di quanto previsto e di quanto tollerabile.

Proprio per questo motivo il governo di Pechino vorrebbe contenere tali rischi senza nuocere eccessivamente alla crescita.

A causa degli interventi previsti, nel medio periodo è dunque possibile che si possa andare incontro a una espansione economica meno elevata del passato, e non è ancora chiaro fino a che punto questo rallentamento così stimato possa avere conseguenze sia per l’economia cinese che per le economie emergenti, oltre che su interi mercati, come quello delle materie prime.

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