Il Giappone allenterà i controlli alle frontiere precedentemente imposti per contrastare la pandemia. A sostenerlo è stato il primo ministro Fumio Kishida, che ha così anticipato i provvedimenti di ammorbidimento delle misure, tra le più severe imposte dalle nazioni avanzate.
Le ripercussioni di tali misure non sono certo state marginali. Circa 150.000 studenti stranieri sono stati tenuti fuori dal Giappone, insieme ai lavoratori necessari per una nazione che sta invecchiando e la cui popolazione si sta riducendo, provocando carenze di manodopera e danni alla reputazione internazionale del Giappone.
E così, dal prossimo marzo, le autorità aumenteranno il numero di persone autorizzate ad entrare a 5.000 al giorno, dai 3.500 attuali. Tuttavia, il cambiamento non si applicherà ai turisti, che rimangono dunque esclusi ancora dal Paese.
Ancora, il periodo di quarantena obbligatoria sarà ridotto a tre giorni in alcune condizioni, dai sette giorni attuali, aggiungendo che in alcuni casi non ci sarà alcun obbligo di quarantena. Per Kishida, questo cambiamento giunge contestualmente al calo del numero di infezioni da coronavirus, con il Giappone che vuole prepararsi a una nuova fase.
Ricordiamo che il Giappone, sostanzialmente “sigillato” ai non residenti per due anni, ha brevemente allentato i suoi controlli di frontiera alla fine del 2021, ma li ha nuovamente rafforzati solo poche settimane dopo, quando è emersa la variante Omicron.
Il Giappone attualmente designa 82 nazioni come “ad alto rischio” e richiede una settimana di quarantena, contro le due settimane richieste fino a metà gennaio.
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