Gli investitori che cercano protezione dall’incerto contesto determinato dalle elezioni presidenziali statunitensi potrebbero avere convenienza nel “parcheggiare” i loro soldi nello yen giapponese – afferma una recentissima analisi di Goldman Sachs.
Il suggerimento arriva dopo l’evidenza secondo cui un crescente numero di investitori si dice preoccupato che il risultato delle elezioni USA potrebbe non essere quello atteso, e che l’esito della corsa presidenziale potrebbe in realtà essere contestato se non ci sarà un vincitore chiaro. Tali sviluppi – sempre più probabili – causerebbero una maggiore volatilità nei mercati.
“Pensiamo che lo yen giapponese continuerà probabilmente ad essere la posizione preferita per coprirsi dai rischi di risultati elettorali incerti o di un conteggio ritardato“, ha detto Zach Pandl, un’analista di Goldman Sachs per i mercati emergenti.
Pandl ha poi sottolineato che lo yen è un rifiugio sicuro, e che ha ancora margini di apprezzamento, considerato che i tassi di interesse globali rimangono bassi e gli investitori si allontanano dal dollaro statunitense. Ha poi precisato che il “fair value” dello yen si aggira intorno ai 95 yen per dollaro statunitense.
Ma lo yen, che è stato scambiato a circa 104 per dollaro USA, è ancora abbastanza lontano da quel livello e potrebbe non arrivarci presto – ha poi aggiunto Pandl. “Richiederà catalizzatori o richiederà agli investitori giapponesi di ritirarsi in qualche modo dai mercati globali“, ha detto. “Ma in un periodo disordinato per l’economia globale, sia che si tratti di un’incertezza elettorale o di futuri blocchi, lo yen probabilmente merita un posto nei portafogli degli investitori”.
Se si dovesse materializzare una “ondata blu” (democratica), la possibilità di un maggiore stimolo fiscale negli Stati Uniti nel prossimo anno potrebbe sollevare le valute “pro-rischio”, afferma Pandl. Ma, stando all’attuale evoluzione degli esiti elettorali, sembra che per il momento tale scenario sia quello meno probabile.
Diventa invece sempre più probabile che possa prefigurarsi lo scenario più temuto, ovvero un esito estremamente incerto che darà seguito a una mancata accettazione da parte dello sconfitto (presumibilmente, Donald Trump) e il conseguente ricorso alla Corte Suprema.
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