L’aggravarsi dell’epidemia di coronavirus in tutto il mondo ha determinato il crollo dei mercati azionari e la fuga da numerosi asset. Dinanzi a questa situazione, e in previsione di un possibile ulteriore aggravamento, si sono intensificati i report degli analisti sulle conseguenze economiche e finanziarie dell’epidemia

Per questo motivo abbiamo deciso di inserire in un solo post tutti gli aggirnamenti a riguardo. Ovviamente poichè la situazione è in continua evoluzione, i reflesh saranno continui. 

Per capire come tradurre le analisi sulle conseguenze economiche del coronavirus in scelte di investimento, si può fare riferimento alle seguenti guide:

>>>Come investire su Borsa Italiana considerando il fattore coronavirus

>>>Epidemia coronavirus: quali azioni conviene comprare in borsa?

Come calcolare l’impatto del coronavirus sull’economia

Secondo l’analista Christopher Kushlis, Asia Sovereign Analyst, T. Rowe Price, l’epidemia di coronavirus è spesso paragonata alla SARS nel tentativo di avere un metro per quantificare il possibile impatto economico. La similitudine, però, appare forzata prchè l’epidemia di SARS non è un buon caso di studio essendo la Cina di oggi completamente diversa rispetto a quella del 2003. Allora, infatti, Pechino non era un driver per l’economia globale essendo il suo peso di appena il 5 per cento ma era una sorta di cassa di risonanza per valutare le oscillazioni che avvenivano altrove.

Secondo l’analista, il calo del tasso di crescita cinese avvenuto nel primo trimestre 2003 riconducibile a fattori idiosincratici interni alla Cina, tra i quali la stessa SARS è stato solo dell’1%. Il resto della flessione è stato causato da fattori esterni. Quindi la SARS non è un buon metro per capire l’impatto del coronavirus. 

Per calcolare le conseguenze economiche del coronavirus si può prendere in considerazione l’effetto dei giorni di lavoro persi a causa del virus sulla produzione complessiva. In base a questo parametro, in Cina dall’inizio dell’economia si può stimare una riduzione del 3,2 per cento nel tasso di crescita trimestrale. 

Adottando questo parametro le conseguenze economiche del coronavirus sono superiori a quello della SARS nel 2003. 

Considerando poi anche altri fattori come gli indicatori ad alta frequenza relativi ai viaggi, all’inquinamento e al consumo di carbone nelle centrali elettriche, sarà possibile misurare in tempo reale quanti giorni lavorativi sono stati effettivamente persi e quindi calcolare le conseguenze del coronavirus sull’economia. 

Conseguenze coronavirus sull’economia: l’analisi di Janus

Secondo Paul O’Connor, Responsabile del Multi-Asset Team basato in UK di Janus Henderson Investor, è un dato di fatto che i mercati finanziari globali siano tutti focalizzati sul Wuhan Novel Coronavirus.

Un dato su tutti: ieri l’indice composito di Shanghai ha chiuso con un crollo dell’8 per cento. Si è tratatto di un brusco risveglio dopo una settimana di sospensione in onore dei fesetggiamenti del capodanno cinese. C’è da dire che il sell-off sui mercati asaitici è avvenuto nonostante le autorità monetarie di Pechino siano scese in campo per stabilizzare i mercati e dare fiducia agli investitori. Nonostante le numerose misure annunciate dalle autorità, il sell-off è stato molto forte. 

La reazione dei mercati riflette un elemento ben preciso. Ad oggi c’è molta incertezza sul coronavirus anche perchè molte importanti caratteristiche del patogeno non sono ancora note. Il punto però non è solo questo. La finanza si nutre di precedenti ma le analogie con epidemie di anni fa come la nota SARS hanno valore ma solo fino ad un certo punto. Purtoppo il virus di Wuhan si è già diffuso oltre il bacino massimo raggiunto dalla SARS. In appena tre settimane il numero di casi confermati del coronavirus di Wuhan è passato da 50 a oltre 17.000. Il possibile ulteriore incremento del numero dei contagiati è una certezza. 

Puoi avere un’idea del trend di diffusione del coronavirus leggendo il grafico sottostante.

Altra incertezza legata al coronavirus riguarda l’individuazione del momento esatto in cui gli individui infetti diventano contagiosi. Per finire, terzo fattore di incertezza, è il periodo di incubazione che viene stimato in un range compreso tra i 2 e i 14 giorni. C’è una bella differenza tra 48 ore e 2 settimane!

Alla luce di queste incertezze, l’analista ritiene che sia difficile riusciere a prevedere l’impatto dell’epidemia di coronavirus sulla crescita globale. E’ innegabile che tutte le misure che sono state adottate in Cina per contenere il virus avranno effetti molto significativi nel breve termine. Secondo il consensus degli analisti, la crescita del PIL cinese nel primo trimestre  2020 registrerà, per effetto del coronavirus, una flessione compresa tra l’1 e il 2 per cento rispetto al tasso di crescita annuale del 6 per cento

Questo nel breve termine. Il discorso sul lungo termini è invece più complesso poichè strettamente legato a quella che sarà l’evoluzione dell’epidemia.

Se il tasso di infezione dovesse subire un rallentamento e le misure di quarantena dovessero essere revocate, allora l’economia cinese potrebbe subire registrare un rimbalzo molto ampio. Viveversa nel caso in cui il tasso di infezione dovesse salire ancora, allora le misure di quarantena verrebbero estese e l’economia globale subirebbe effetti fortemente negativi. 

Partendo da questo presupposto è possibile che i mercati finanziari restino fortemente condizionati da quelle che sono le notizie giornaliere sulla diffusione del coronavirus. Le previsioni potrebbero evolversi verso scenari più positivi in caso di un calo delle infezioni e verso scenari più negativi in caso di eventi catastrofici come, ad esempio, una mutazione del virus o una pandemia globale in rapida diffusione.

L’analista ritiene comunque improbabile che possa esserci un miglioramento del sentiment dei mercati finanziari fino a quando non ci saranno effettive prove sul fatto che la letalità del coronavirus sia contenuta.

Operativamente, Janus Henderson Investor ritiene che, a parte gli effetti biologici disastrosi, l’epidemia possa creare le giuste opportunità per comprare asset rischiosi. Ad ogni modo gli analisti non se la sentono di ridefinire ora quelle che sono le loro esposizioni anche alla luce dell’attuale forza dello slancio del processo di avanzamento del virus nonchè a causa delle citate incertezze che avvolgono l’epidemia.

Conseguenze economiche Coronavirus: novità Brandywine Global

Un aggiornamento sulle conseguenze economiche del coronavirus è stato diffuso oggi 12 febbraio 2020 da Brandywine Global, affiliata Legg Mason. Secondo l’analista Francis Scotland, in queste settimane a risentire del coronavirus sono stati i mercati del rame e dei metalli industriali ma anche le materie prime e le valute dei paesi emergenti. Conseguenze anche sul fronte obbligazionario con i rendimenti dei titoli di stato delle nazioni sviluppate che sono precipitati ai minimi dallo scorso anno. 

Secondo l’analisti è evidente che la difficoltà maggiore nel riuscire a contenere il coronavirus stia nel mistero che aleggia attorno a questa epidemia. In poche parole i punti interrogativi sono tanti ed è quindi evidente che gli investitori facciano fatica ad individuare la strategia da perseguire. E’ molto probabile che sia qualche altra settimana per fare chiarezza. E’ indubbio, però, che proprio i provvedimenti di contenimento dell’economia siano oggi il principale ostacolo al rilancio dell’attività manifatturiera e del commercio globale. 

Per l’analista le misure di contrasto al virus non solo non diminuiranno ma aumenteranno sempre di più almeno fino a quando non sarà trovato un vaccino. Tutto questo avrà un effetto negativo sull’andamento dell’economia

La Cina non è un paese qualsiasi ma è il perno dello sviluppo economico mondiale. Accanto alle conseguenze di breve periodo ci saranno poi anche quelle di lungo periodo che possono essere altrettanto negative. Prudenza è quindi la parola d’ordine per investire ai tempi del coronavirus. 

Effetti economici coronavirus: report S&P 

Sugli effetti economici del coronavirus sono intervenuti anche gli analisti di S&P 500. 

Lo scenario base degli analisti è il seguente: la crisi del coronavirus troverà una stabilizzazione a livello mondiale verso aprile 2020, ossia non ci saranno nuove trasmissioni a maggio.

La proiezione peggiore, invece, sostiene che il coronavirus smetterà di diffondersi a fine maggio mentre quella migliore a marzo.

Da tali proiezioni gli analisti hanno dedotto che il picco di impatto sull’attività economica sarà nel primo e nelk secondo trimestre mentre la crescita dovrebbe avere una stabilizzazione nella seconda metà dell’anno con vera ripresa all’inizio del 2021.

Standard and Poor’s ha rilevato che in Cina i blocchi di città intere e le quarantene hanno determinato un brusco calo dei viaggiartori causando anche la chiusura degli uffici vendite immobiliari. Da questi elementi gli analisti hanno dedotto che il maggior effetto economico del coronavirus sarà a carico delle famiglie. 

Dinanzi a tale situazione è possibile che il governo adotti alcuni misure importanti come tagli fiscali e sussidi. Nonostante questo, però, se il coronavirus non dovesse tornare ad essere sotto controllo, una inevitabile crescita economica più lenta avrebbe effetti negativi sulle prestazioni fiscali dell’area del Sud Pacifico. 

Effetti sono possibili su banche, proprietà, giochi, hotel, vendita al dettaglio, turismo e trasporti. Inevitabile anche l’impatto sovrano e le perdite globali al dettaglio come effetto del crollo del numero dei turisti cinesi nel mondo. 

Effetti economici coronavirus: report State Street Global Advisors

Anche State Street Global Advisors ha pubblicato un rapporto sulle possibili conseguenze economiche del coronavirus. L’analisi è stata redatta da Elliot Hentov, Head of Policy and Research.

L’analista ha ribadito che il tasso di contagio è ancora in fase iniziale e, di conseguenza, l’accellerazione non potrà che essere accompagnata da un aumento della mortalità. La speranza, ha chiarito l’analista, è che alla fine l’epidemia venga contenuta. 

Dal punto di vista economico è logico che la diffusione del coronavirus sia destinata ad avere un forte impatto sulla produzione economica trimestrale cinese. Questo discorso vale nel breve termine perchè gli effetti nel lungo periodo potrebbero essere molto meno pronunciati. 

All’inizio dell’anno uno dei rischi su cui la comunità degli investitori si interrogava era connesso alla possibilità che il governo cinese potesse decidere un cambio di rotta rispetto al 2019 eliminando i programmi di stimolo fiscale. Adesso è altamente probabile che ci possa essere questo paventato stop. 

Poichè il sistema sanitario cinesi è molto controllato dallo Stato (anche se sotto la responsabilità degli enti periferici), gli analisti si attendono che Pechino metta in campo tutte le risorse necessario per limitare le ricadute economiche. 

Venendo ai numeri, il coronavirus causerà un calo significativo della crescita economica della Cina di circa il 6 per cento nel primo trimestre del 2020. Questa flessione costringerà le autorità cinesi a rivedere i loro piani per porre fine allo stimolo fiscale. Ricordiamo che nel 2019 l’allentamento fiscale è stato pari a circa il 2 per cento del PIL mentre, per quello che riguarda il 2020, le previsioni parlavano di uno 0,5 per cento.

A causa del coronavirus gli analisti si attendono che il sostegno continui nella seconda metà del 2020 e possibilmente anche oltre. Considerando anche la scontata ripresa ciclica post epidemia, nel lungo termine la Cina avrebbe grandi capacità di rilancio compensando così il forte calo del primo trimestre 2020. 

Nel lungo termine tutto questo va a riaffermare il policy put che ha sempre trainato l’azionariato cinese negli ultimi anni. 

Conseguenze coronavirus sui principali settori economici

E per quello che riguarda gli effetti del coronavirus sui più importanti settori? A fare luce su questo punto è stata ClearBridge Investments (affiliata Legg Mason). 

Gli analisti hanno ricordato che Wuhan, epicentro della diffusione del virus, è un centro manifatturiero importante molto importante che ospita una serie di grandi società cinesi  attive nel settore dei semiconduttori. Tra questi colossi c’è la YMTC, società leader nella produzione di memorie che, stando alle previsioni, nel quarto trimestre 2019 ha raccolto circa l’8 per cento della spesa totale in semiconduttori per memorie. Un blocco della produzione da parte di YMTC avrebbe effetti negativi su tantissime società come Applied Materials, Lam Research e ASML. 

Ovviamente le conseguenze negative non riguardano solo le società che operano nelle forniture ma anche i giganti retailer. Tutti i report sugli effetti del coronavirus affermano che la domanda dei consumatori è già in forte calo a causa della diffusione del virus.  

Alcuni esempi peraltro molto noti: Starbucks ha reso noto che la guidance 2020 resterà invariata nonostante il trend positivo dei margini. La società ha reso noto che oltre la metà dei 4.000 negozi Starbucks presenti in Cina è chiusa. Il mercato cinese è molto importante per Starbucks visto che in Cina ha sede del 13% dei negozi della compagnia. La società ha comunque precisato che una volta superata la minaccia del virus, le vendite sono pronte a ripartire. 

Rispetto ai retailer i titoli del settore internet e media sono meno esposti all’andamento cinese ma non è da escludere che si possano essere effetti.

E’ noto che la scorsa settimana Disney ha comunicato la chiusura di entrambi i suoi parchi a tema a Shangai e a Hong Kong per contenere la diffusione del virus. Nello stesso tempo le agenzie di viaggi online Expedia e Booking Holdings si ritroveranno a fare i conti con il forte calo degli spostamenti dei turisti cinesi. La flessione non sarà di poco conto se si considera che oggi la Cina è il più grande mercato per quanto riguarda i viaggi all’estero internazionali. Nel 2019 i viaggi dalla Cina sono stati ben 160 milioni.

Ultimo punto toccato dagli analisti riguarda gli effetti sulle industrie dei cosmetici, del lusso e delle bevande. In questi ambiti le conseguenze del coronavirus saranno legate alla durata della crisi. Ad ogni modo i pur scontati effetti negativi di breve periodo di questi comparti potranno essere riassorbiti mediante il tagli dei costi nel marketing e negli affitti. NOn ci dovrebbero essere danni permanenti e i consumatori cinesi continueranno ad essere una parte essenziale della domanda globale di questi settori.

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