La tregua commerciale siglata tra Usa e Cina ha allentato la tensione tra i due paesi e gettato le basi per un più generale rasserenamento a livello globale. L’intesa tra i due paesi è stata siglata lo scorso 11 ottobre e prevede l’apertura di colloqui al fine di arrivare ad un accordo commerciale globale. Concretamente, quindi, l’intesa è solo un impegno a sedersi attorno ad un tavolo e raggiungere un compromesso che disinneschi la pericolosa deriva che la guerra commerciale tra i due paesi ha da tempo preso.
L’intesa raggiunta tra Usa e Cina lo scorso 11 ottobre è stata al centro di numerosi report di banche d’affari e analisti. Gli esperti si sono chiesti quali potrebbero essere le ripercussioni dell’accordo tra le due parti.
Tra i tanti report, quello più interessante è stato elaborato da Anthony Chan della Union Bancaire Privée (UBP). L’esperto ha ricordato che la nuova intesa tra Usa e Cina è stata definita come la fase uno dal presidente americano Trump in persona. Questa terminologia rimanda al fatto che le successive fasi avranno come obiettivo quello di affrontare questioni più complesse e al tempo stesso concrete.
Secondo l’esperto di UBP è possibile che l’entusiasmo generato dalla fase Uno possa avere un impatto positivo soprattutto sull’andamento dell’azionariato. Ovviamente possibile non significa certo e infatti non è da escludere che il precario ottimismo di questi giorni possa anche avere una vita breve e che la tensione commerciale Usa Cina torni ad essere molto alta.
L’obiettivo della presidenza americana è quello di trovare un accordo commerciale parziale con la Cina già in occasione della riunione APEC di metà novembre. Trattative serrate sono in corso tra le parti sui seguenti argomenti: apertura dei servizi finanziari cinesi, protezione dei diritti di proprietà intellettuale (DPI) e patto valutario.
Secondo Chan è molto probabile che su questi tre punti, la Cina sia disposta a fare ampie concessioni. Tra l’altro non si deve scordare che la riforma dei servizi finanziari in Cina è in pieno svolgimento e importanti novità potrebbero esserci a breve. In base alla fonti consultate da UBP, le discussioni nell’ambito della fase Uno delle trattative si sarebbero concentrate attorno a questioni riguardanti il diritto d’autore e il brevetti. Questiono più delicate come ad esempio la sicurezza informatica e i flussi di dati transfrontalieri non sarebbero state affrontate.
Per quello che riguarda invece il patto valutario si è dinanzi ad una sorta di mito dell’eterno ritorno. Le trattative, infatti, si svolgono su temi che era stati già affontati a febbraio prima della rottura del confronto. Stando alle indiscrezioni Usa e Cina puntano ad un accordo finalizzato a mantenere il tasso di cambio orientato al mercato e ad aumentare la trasparenza operativa sui cambi. Non ci sarebbe invece alcuna indicazione su trattative finalizzare ad un percorso di apprezzamento del renminbi cinese.
Guerra commerciale Usa-Cina: le questioni più calde
Come giustamente detto dall’analista di UBP ci sono una serie di punti sui quali le posizioni delle parti sono molto lontane. Si tratta di questioni delicatissime come la domanda della Cina per lo smantellamento delle tariffe in uscita, l’ingresso degli Stati Uniti al mercato in Cina, i sussidi di stato cinesi e ancora il caso di Huawei e lo sviluppo del 5G della Cina. Oltre alle questioni specifiche più delicate il problema più incombente è rappresentato dal fatto che la politica di isolamento della Cina abbia trovato consensi ovunque in Usa trasformandosi in una sorta di postulato bipartisan.
In quest’ottica va inserito il fatto che la questione dei diritti umani dello Xinjiang abbia determinato l’inserimento nella blacklist USA delle aziende cinesi produttrici di apparecchiature di sorveglianza. Se la tensione tra le parti non dovesse calare non è da escludere che ci possa essere un’approvazione da parte degli Stati Uniti dello Human Rights and Democracy Act di Hong Kong e la rimozione del USA-Hong Kong Policy Act. Provvedimenti simili avrebbero un effetto negativo sullo sviluppo economico cinese.
Tregua commerciale Usa Cina: conseguenze
Rispetto al passato, Trump sembra ora puntare ad un indebolimento progressivo della Cina piuttosto che ad un assalto frontale volto a rovesciare il sistema cinese in un unico colpo.
La Cina però resiste. Considerando l’imminenza delle elezioni in Usa non è da escludere che la Casa Bianca punti ad un accordo parziale con Pechino. Si tratterebbe di un’intesa sufficiente per vincere le elezioni.
Secondo gli analisti la tregua commerciale darà sostegno agli investitori e terrà alto il sentiment dei consumatori. E’ ovvio però che questa intesa non basta per ridare slancio agli utili aziendali. Spesa e consumi in Cina resteranno sottopressione anche perchè la stessa economia di Pechino non è in salute come anni fa.
Premesso tutto questo gli analisti di UBP restano positivi nel breve termine e ritengono che la tregua, e quindi l’avvio della fae uno, possa dare slancio all’azionario cinese e di Hong Kong.
Più tecnicamente, i livelli raggiunti nel periodo tra fine aprile e inizio maggio, momento in cui gli investitori ritenevano molto probabile un accordo tra le parti, restano il punto di riferimento.
Gli esperti della Union Bancaire Privée (UBP) si attendono che l’indice Hang Seng Index (HSI) possa riuscire a rivedere un intervallo compreso tra 28.500 a 29.500 punti. Questo nell’ipotesi in cui le proteste di Hong Kong restino costanti. L’MSCI Cina potrà salire di una variazione collocabile nella forchetta tra 8 e 10 per cento alla luce del fatto che il forward P/E tratta fino a 12,5x a 13,0x, rispetto al precedente 11,7x.
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