Secondo quanto afferma un report della Camera di Commercio UE in Cina, gli sforzi del Paese asiatico per aprire la sua economia non sono stati sufficienti a migliorare l’accesso delle imprese straniere al mercato interno.
La nota della Camera rammenta come uno dei principali ostacoli che le imprese straniere operanti in Cina sia la presenza di imprese statali locali, che ricevono un trattamento preferenziale da parte del governo, come la priorità nell’ottenimento di finanziamenti. La situazione – prosegue la nota – è peggiorata negli ultimi anni.
È pur vero che nel corso degli ultimi anni la Cina ha compiuto qualche passo avanti in termini di ristrutturazione della sua economia, tuttavia le autorità sono sembrate sostenere la crescita più iniettando soldi nell’economia, piuttosto che facendo le tanto necessarie riforme.
Intanto, la crescita dell’economia cinese – la seconda più grande del mondo – sta rallentando in un momento in cui la sua guerra commerciale con gli Stati Uniti sembra destinata a prolungarsi. Diversi economisti hanno avvertito che la controversia tariffaria potrà danneggiare l’economia cinese più di quanto non produrrà effetti negativi negli Stati Uniti, considerato che il Paese asiatico è relativamente più dipendente dagli scambi commerciali rispetto all’ex partner nordamericano.
Insomma, in questo ambito di venti contrari, si può ipotizzare che la Cina applichi finalmente le sue riforme, magari cogliendo l’opportunità di espandere quelle iniziative che hanno già riscosso un certo successo, come la liberalizzazione della sua economia nella provincia meridionale del Guangdong. La Cina ha infatti sviluppato la sua prima zona economica speciale in tale area, finendo con l’attirare gli investitori stranieri e aiutando la provincia a crescere più velocemente di alcune province del nord, dove le aziende di Stato dominano ancora l’economia.
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