La decisione di Pechino di svalutare la propria moneta ha avuto contraccolpi immediati anche sulle obbligazioni cinesi denominate in renminbi. In questo post parlerò appunto di questo argomento andando ad analizzare le conseguenze della svalutazione monetaria sui cosiddetti Panda Bond. Come hanno giustamente notato alcuni nostri lettori, non appena la Cina ha proceduto con la svalutazione competitiva, il valore delle obbligazioni emesse in renminbi nel mercato finanziario interno cinese da società emittenti non cinesi oppure da società cinesi ma quotate all’estero, ha registrato un calo.
Più in generale a comporre il mercato obbligazionario cinese sono tre tipi di bond: il mercato estero di bond che sono denominati in dollari; il mercato dei Panda Bond e il mercato interno da 11.900 miliardi di dollari. Quest’ultimo potrebbe essere aperto ulteriormente agli investitori internazionali approvati (almeno questo sembra essere l’obiettivo di Pechino).
La storia dei Panda Bond non è recente. Le prime due obbligazioni così denominate vennero emesse nel lontano ottobre 2005 dalla International Finance Corporation e dalla Asian Development Bank. Fin da subito i Panda Bond incontrarono un forte successo e di conseguenza si diffusero in modo capillare in molto paesi. Le ragioni dell’espansione dei Panda Bond furono e sono essenziamente due: il rally del mercato obbligazionario interno cinese negli ultimi dieci anni e il lancio della via della Seta.
Sono i numeri a dimostrare che oramai i Panda Bond godono di una forte diffusione: nel 2007 le obbligazioni denominate in renminbi avevano in valore pari a poco meno di 2 mila miliardi di dollari mentre oggi si è passati a 11900 miliardi di dollari (dato a giugno 2018). Oggi il mercato obbligazionario cinese è il terzo al mondo ed è per questo motivo che è essenziale dare il giusto peso alla decisione di Pechino di svalutare la sua moneta.
Panda Bond Cassa Depositi e Prestiti
Appena pochi mesi fa il governo Conte ha dichiarato di essere pronto a procedere con l’emissione di Panda bond attraverso la Cassa depositi e prestiti per complessivi 1 miliardo di Renminbi, equivalenti a circa 131 milioni di euro.
L’annunciata emissione di Panda Bond da parte della Cassa Depositi e Prestiti si inquadra nel piano di emissioni 2019 renminbi bonds per un ammontare massimo di 5 miliardi che era stato lanciato dalla Banca del popolo cinese. Il piano di emissioni di Panda Bond ha una durata pari a 3 anni, scadenza agosto 2022, cedola annuale fissa del 4,50 per cento e prezzo pari a 100. Il governo cinese e quello italiano hanno precisato che le risorse finanziarie raccolte grazie all’emissione dei Panda Bond della Cassa Depositi e Prestiti saranno usate per finanziare lo sviluppo delle succursali o delle controllate di società italiane che sono state costituite in Cina.
L’emissione di Panda Bond da parte della CDP al 5 agosto ha un valore pari a 127 milioni, con una svalutazione del 3,1 per cento da imputare proprio al calo del cambio del renminbi. Tale valore si confronta con quello al 31 luglio che era pari a 131 milioni di euro. Di conseguenza se il cambio del renminbi cinesi nei confronti con l’Euro dovesse restare quello attuale, ossia quello derivante dalla svalutazione decisa ieri da Pechino, la Cassa Depositi e Prestiti al momento del rimborso riuscirebbe a risparmiare almeno 4 milioni di euro.
Insomma le conseguenze della svalutazione della moneta cinese sono pronte ad interessare anche i risparmiatori italiani.
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