Huawei negli ultimi giorni è finita più volte al centro delle attenzioni internazionali per una serie di eventi che potrebbero avere ripercussioni molto gravi sul proprio futuro a breve termine.

Considerato che gli avvenimenti sono stati numerosi e non tutti di facile comprensione, cerchiamo di riepilogarli a beneficio di coloro i quali vorrebbero ottenere un aggiornamento su ciò che sta accadendo alla compagnia cinese.

La perdita della licenza Android

Sicuramente, l’evento che nelle ultime ore ha fatto parlare di più, è la perdita della licenza Android. Di fatti, dopo l’ordine esecutivo del presidente degli Stati Uniti Donald Trump, che ha vietato alle aziende statunitensi di avere relazioni commerciali con Huawei per motivi di sicurezza nazionale, i principali big a stelle e strisce si sono immediatamente adeguati.

Tra i comportamenti più radicali e più impattanti c’è sicuramente quello di Google, che ha scelto di revocare a Huawei la licenza per il sistema operativo Android. È, potenzialmente, un grave problema: il sistema operativo del robottino verde è infatti utilizzato su tutti gli smartphone del colosso cinese, e tale decisione arriva nel momento in cui l’operatore asiatico sta recuperando ulteriore terreno nei confronti di Samsung e di Apple, in tutti i mercati in cui opera, Europa compresa.

Gli Stati Uniti concedono altro tempo

Intanto, gli Stati Uniti hanno annunciato la volontà di concedere delle deroghe temporanee alla lista nera di Huawei. Si tratta di una decisione “richiesta” da più parti, che permetterà a fornitori e clienti del colosso delle telecomunicazioni cinese di poter disporre di una proroga di 90 giorni delle sanzioni commerciali.

Questa licenza temporanea per l’export statunitense verso Huawei e verso una dozzina di affiliate facenti parte del gruppo asiatico, non è giunta a caso dopo la scelta di Google, di cui abbiamo commentato qualche riga fa.

Il fatto che la società di Mountain View abbia annunciato di voler ridurre l’accesso ad alcune delle sue funzionalità più note e popolari sui nuovi smartphone Huawei ha evidentemente generato delle ripercussioni non marginali nel mondo tech. E anche se la scelta del governo statunitense avrebbe per il momento permettere di sospendere temporaneamente tale progetto, in realtà non sembrano esservi passi indietro, almeno ad ora.

Insomma, dopo aver picchiato duro, e aver indotto diversi operatori privati a fare altrettanto, ora il governo statunitense si sta dimostrando un po’ più morbido, con la scelta di temporeggiare che allevia anche le tensioni in vista dei negoziati commerciali tra USA e Cina.

Esemplificando pertanto quanto successo, non è affatto errato affermare che Huawei sia stata “usata” come leva per poter riavviare in senso più favorevole agli americani i negoziati commerciali.

Come rammentato dal segretario al Commercio Usa, Wilbur Ross, “la licenza temporanea generale concede agli operatori il tempo di prendere altre misure e permette al dipartimento di avere lo spazio necessario per determinare le misure a lungo termine per i fornitori di telecomunicazioni americani e stranieri che attualmente si affidano alle apparecchiature Huawei per servizi critici”.

In breve, ha poi concluso, questa licenza permetterà di proseguire il servizio rivolto agli attuali utenti di telefoni cellulari Huawei e alle reti a banda larga nelle zone rurali.

La risposta di Huawei

Dinanzi a uno scenario che potrebbe essere gravissimo, Huawei sta rispondendo in maniera piuttosto accesa, con il vice presidente di Huawei che al Corriere della Sera ha dichiarato che l’azienda è un operatore globale, con investimenti e strategie diversificate, e che “gli Stati Uniti dovrebbero presentare prove a sostegno delle loro accuse altrimenti si tratta di un comportamento menzognero”.

Chen ha aggiunto poi che Huawei ha cercato a lungo di avviare un canale con il governo statunitense dando la disponibilità – in caso di dubbi – di trovare ogni soluzione utile per affrontare i rischi più rilevanti, ma avendo ottenuto solo un rifiuto dinanzi a tale apertura.

Chen ha poi commentato sottolineando come Huawei prenda le sue scelte strategiche “in modo indipendente, senza alcuna interferenza da parte del Governo francese o del Partito comunista. Secondo il diritto societario cinese tutte le società operanti in Cina devono istituire un comitato all’interno della propria organizzazione se hanno più di tre membri del partito tra i propri dipendenti. Tuttavia il comitato di partito non interferisce nelle nostre operazioni quotidiane”.

Infine, Chen si è detta ottimista sul fatto che i Paesi europei eviteranno di adottare scelte simili a quelle degli Stati Uniti, anche in virtù del fatto che Huawei opera con player locali da più di 10 anni, e che le soluzioni 5G sono state sviluppate in collaborazioni con operatori europei.

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