Il 2018 è stato un anno di grande volatilità per i mercati indiani e, almeno a giudicare le prospettive di breve termine, non sembra che le cose stiano per cambiare. O, almeno, non lo faranno nella prima parte del 2018: le elezioni generali di aprile – maggio saranno solamente uno degli elementi che prolungheranno fino al secondo semestre tale fase di incertezza.
Per Jigar Gandhi, India Investment Specialist, Schroders, però, il medio lungo periodo sembra sorridere al subcontinente. Vediamo pechè.
Contesto macroeconomico India
Cominciamo dal contesto macroeconomico, che sembra offrire nuovo spazio per l’ottimismo. L’economia indiana dovrebbe infatti raccogliere momentum, condotta dalla domanda dei consumi, mentre il maggiore utilizzo delle capacità nazionali dovrebbe condurre a un aumento della spesa in conto capitale. Gioca a favore dello sviluppo economico indiano anche la natura domestica dell’economia indiana, e il fatto che l’inflazione è in rallentamento grazie al calo dei prezzi delle materie prime.
Un altro sviluppo positivo riguarda il sistema bancario, che ha avuto difficoltà legate ai crediti deteriorati per tanto tempo, e ora si sta lentamente riprendendo. Certo è che quanto sopra non implica che l’economia indiana non possa subire “venti contrari”, almeno sul breve termine: tra i vari, la moderata inflazione del settore alimentare e la necessità di un costante credito rurale.
I mercati finanziari indiani nel 2019
Passando alle implicazioni per i mercati indiani, nel 2019 sarebbero da preferire – afferma l’analista – le azioni con fondamentali solidi, forte crescita degli utili e modelli di business di nicchia.
Sul fronte obbligazionario, il 2019 sarà un anno ancora favorevole grazie ai prezzi del greggio. Esistono comunque rischi di downside all’orizzonte, con la posizione fiscale che potrebbe rimanere in eccesso a causa di una raccolta fiscale indiretta più bassa del previsto, e alla crescita delle entrate non fiscali.
In generale, Schroders non ritiene che vi sia rischio di instabilità finanziaria, con la conseguenza che al Banca centrale indiana probabilmente manterrà il proprio focus sull’inflazione. Considerata l’attuale traiettoria dell’inflazione e le proiezioni della Banca centrale al 4% per l’anno, non vengono rilevati all’orizzonte dei movimenti significativi sul repo rate per il 2019.
Complessivamente, l’India continua a brillare tra i mercati emergenti, rappresentando una delle nazioni in cui il Pil cresce più rapidamente. A condire la buona fotografia sui mercati indiani anche gli alti tassi reali e la valuta stabile.
Uno sguardo di lungo termine
Per Schroders, comunque, uno degli argomenti più convincenti per poter investire in India è il potenziale sul lungo termine. L’analisi rammenta infatti come il governo abbia intrapreso riforme importanti, che includono le tasse sui beni e i servizi, un codice di bancarotta, la regolamentazione sull’immobiliare, i diritti sul lavoro, la lotta alla corruzione, e così via.
In particolar modo, un ruolo centrale è stato svolto dalla tecnologia: l’India è il secondo bacino globale per utenza di Internet, grazie alla disponibilità di smartphone a prezzi abbordabili e reti 4G. La tecnologia ha portato significativi cambiamenti anche sulle infrastrutture di pagamento, e non solo.
Insomma, sul lungo termine investire in India potrebbe convenire, a patto di affrontare qualche volatilità di breve periodo, ampiamente stimabile.
Questo contenuto non deve essere considerato un consiglio di investimento.
Non offriamo alcun tipo di consulenza finanziaria. L’articolo ha uno scopo soltanto informativo e alcuni contenuti sono Comunicati Stampa
scritti direttamente dai nostri Clienti.
I lettori sono tenuti pertanto a effettuare le proprie ricerche per verificare l’aggiornamento dei dati.
Questo sito NON è responsabile, direttamente o indirettamente, per qualsivoglia danno o perdita, reale o presunta,
causata dall'utilizzo di qualunque contenuto o servizio menzionato sul sito https://www.borsainside.com.
Migliori Piattaforme di Trading
Il vostro capitale è a rischio. Considera la perdita di denaro dal 51% (eToro) fino all’89% (altri fornitori) con il trading CFD.