Stando a quanto suggeriscono gli ultimi dati forniti dal Cabinet Office, le condizioni economiche del Giappone starebbero peggiorando, con il leading indicator rivisto al ribasso rispetto alla lettura preliminare.

Il leading indicatore sul mese di novembre è infatti stato pari a 99,1 punti, rispetto ai 99,3 punti della stima preliminare, e contro i 99,7 punti di ottobre (le attese erano pari a 99,3 punti). Per il Cabinet Office, nello stesso periodo l’indice coincidente si è attestato a 102,9 punti, in calo rispetto ai 104,6 punti precedenti, mentre il lagging index è calato a 104 punti dai 103,3 di ottobre.

Poco dopo, Markit ha pubblicato il dato preliminare dell’indice PMI manifatturiero, che si è attestato in calo a 50 punti, contro i 52,6 punti del mese di dicembre: una conferma ulteriore di quanto l’attività manifatturiera in Giappone rimanga sempre meno in zona espansione, considerando che si è ora posizionata nella soglia psicologica tra la crescita e l’inversione.

Ricordiamo che ieri la Borsa giapponese ha chiuso in calo dello 0,14% con l’indice Nikkei a 20.593,72 punti, mentre il Topix ha perso lo 0,58% a 1.179,83 punti.

Pesava, anche in tale sessione, la serie di dati macro negativi e, in particolar modo, gli aggiornamenti sui dati della bilancia commerciale del Paese asiatico, che ha rivelato un deficit di 55,3 miliardi di yen a dicembre, peggiore delle attese di 30 miliardi di yen di passivo, e contro i 356 miliardi di yen di attivo dello stesso periodo del 2017. Complessivamente, il deficit commerciale per il Giappone è pari a 1.203 miliardi di yen nel 2018, il peggiore dal 2015 ad oggi.

Nel dettaglio, l’export è diminuito del 3,8% a 7.023 miliardi di yen, contro i 7.303 miliardi di yen di dicembre 2017. Sul lato import, crescita dell’1,9% a 7.079 miliardi di yen, contro i 6.947 miliardi di yen di dicembre 2017.

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