Quale sarà l’effetto delle misure di stimolo della Cina sui mercati emergenti? A dircelo è Andrew Keirle, gestore del fondo T. Rowe Price Emerging Local Markets Debt Strategy, T. Rowe Price, secondo cui – dopo una flessione della fiducia degli investitori nei confronti dei mercati emergenti nella prima parte dell’anno e dopo la crescente inquietudine per la crisi finanziaria turca – la recente evoluzione della Cina verso politiche di stimolo è certamente un fatto positivo.
Il governo cinese ha di fatto risposto ai timori sulla crescita e stanno fornendo un segnale chiaro, ma cauto, nella direzione di un allentamento delle politiche monetarie, fiscali e di regolamentazione, ovvero nei confronti di quelle che sono le tre principali leve di intervento politico.
Insomma, non è da escludersi che gli interventi in corso possano probabilmente determinare l’avvio di un nuovo ciclo, anche se il gestore di T. Rowe Price non si attende che gli stimoli possano raggiungere i livelli registrati in seguito alla crisi finanziaria. Inoltre, prosegue Keirle, è improbabile che l’impatto al rialzo sui prezzi delle materie prime sia marcato come nel 2009 e nel 2016, bensì siano più probabilmente indirizzati ad incrementare il PIL di non più di mezzo punto percentuale, al fine non tanto di riportare la crescita economica sui livelli passati, quanto di stabilizzarla intorno all’obiettivo del 6,5%.
Per quanto concerne le politiche monetarie, nel corso delle ultime settimane la PBoC si è mossa nella direzione di una riduzione dei coefficienti di riserva obbligatoria per aumentare la liquidità. “Sebbene vi siano pochi nuovi stimoli fiscali, i governi locali vengono sempre più incoraggiati perché riprendano a contrarre prestiti per finanziare progetti infrastrutturali. Si tratta quindi di un chiaro cambio di priorità: si vuole riportare la spesa per le infrastrutture a circa il 10% del PIL. Le politiche relative alle abitazioni, tuttavia, non sono state allentate” – afferma l’esperto di T. Rowe Price.
La guerra commerciale con gli Stati Uniti
E per quanto concerne la guerra commerciale con gli Stati Uniti? In questo caso, l’analista ritiene che vi sia stato un eccessivo pessimismo sui mercati emergenti, legato alla crescita debole della Cina. Gran parte di questo sentiment negativo sembra però essere in realtà stato determinato da timori relativi ai mercati sviluppati, come la divergenza preoccupante tra gli Stati Uniti e il resto del mondo in termini di crescita e politiche monetarie, e la crescente belligeranza degli Stati Uniti nei confronti dei loro partner commerciali.
Dunque, anche se è vero che la possibile escalation di una guerra commerciale tra gli Stati Uniti e la Cina è sicuramente un elemento importante, è anche vero che per il momento i primi 50 miliardi di dollari di dazi statunitensi non hanno prodotto particolari risultati. Tuttavia, nel caso in cui gli Stati Uniti siano decisi a continuare ad incrementare i dazi, portandoli effettivamente a 200 miliardi di dollari, i costi potrebbero cominciare seriamente ad aumentare.
Perché la Cina ha optato per misure di stimolo
Per quanto poi riguarda le misure di stimolo, l’analista sostiene che lo spostamento degli intenti verso una nuova fase di crescita potrebbe essere parte integrante di un progetto utile per potersi preparare al meglio all’imposizione di dazi più pesanti, mostrando altresì una “forza” internazionale della Cina, e segnalando insomma che Pechino è in grado di resistere anche alle minacce più serie degli Stati Uniti.
È anche vero che probabilmente la situazione merita di essere analizzata in una chiave più ampia. È assodato che le politiche restrittive in vigore fino a poco tempo fa rispondevano principalmente a problematiche interne alla Cina, e che grazie ad esse sono stati ottenuti interessanti risultati, come la riduzione dei prestiti ombra cinesi al di fuori del sistema bancario ufficiale, che molti osservatori non avrebbero ritenuto possibile solo pochi anni fa.
Dunque, per l’analista “i recenti stimoli dovrebbero essere considerati, a nostro avviso, in gran parte come una risposta all’impatto interno di una correzione eccessiva”.
Le conseguenze per gli investitori
Numerose potrebbero essere le conseguenze di un simile contesto evolutivo per gli investitori. Innanzitutto, l’esperto di T.Rowe Price condivide correttamente come muovendosi verso politiche di stimolo, le autorità cinesi stanno manifestando una sorta di “incoraggiamento” agli investitori locali affinché assumano maggiori rischi.
Sul fronte valutario, il mix tra la policy monetaria cinese e un percorso più restrittivo intrapreso dalla Federal Reserve, potrebbe spingere il renminbi al deprezzamento, nonostante l’effetto di compensazione prodotto dalle misure di stimolo. A questa pressione si aggiunge anche l’imposizione dei dazi, che la Bana centrale cinese vorra cercare di gestire al fine di contenere ogni eventuale deprezzamento disordinato o pressione speculativa sul renminbi.
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