Il vertice tra Stati Uniti e Corea del Nord è stato salutato come una grande svolta diplomatica, ma ha nel contempo scatenato le preoccupazioni per la sicurezza nel continente asiatico.

In particolar modo, alla conclusione del vertice USA – Corea del Nord, il presidente Trump ha annunciato una battuta d’arresto di quelli che ha definito “provocativi” e “costosi” giochi di guerra, ovvero quelle esercitazioni che Stati Uniti e Corea del Sud hanno condotto insieme per anni nella macro area. Trump ha anche indicato il desiderio di rimuovere i 32.000 soldati statunitensi attualmente di stanza nella Corea del Sud.

“Mi piacerebbe essere in grado di riportarli a casa (…), non in questo momento, ma ad un certo punto, spero che sia possibile” – ha detto in una conferenza stampa. Commenti che hanno indotto “un chiaro senso di delusione” tra gli osservatori asiatici, stando almeno a quanto sottolineato da Sam Roggeveen, esperto del Lowy Institute: “Trump ha fatto una grossa concessione impegnandosi a fermare le esercitazioni militari congiunte”, pur non ottenendo formalmente granchè in cambio.

L’alleanza di sicurezza americana con la Corea del Sud è un elemento cruciale della maggiore presenza di Washington in Asia. Quella relazione strategica, secondo il segretario alla Difesa americano James Mattis, è la chiave di volta della pace nella regione Asia-Pacifico ed è ampiamente considerata critica per la sicurezza non solo di Seoul, ma anche di Tokyo, Taipei e altri centri. Ed ecco perché le concessioni di Trump riguardano in maniera massiccia l’Asia settentrionale, facendo scatenare domande immediate sulla preparazione alla difesa della regione e sulla possibilità di ridurre i legami con la più grande economia del mondo.

Tuttavia, tali preoccupazioni non sembrano riguardare la Cina. Anzi, è lecito pensare che Pechino possa aver visto la sua posizione migliorare sensibilmente dal vertice. Una sospensione dei “giochi di guerra” e il ritiro delle truppe statunitensi in Corea del Sud non solo si rivolgono a Pyongyang, che ha richiesto da tempo entrambi come prerequisiti per la denuclearizzazione, ma sono anche di grande beneficio per Pechino. La seconda più grande economia del mondo ha cercato a lungo di impedire l’influenza degli Stati Uniti nel suo cortile di riferimento, e di allargare il divario tra Washington ei suoi alleati.

Tutto il contrario, invece, di Corea del Sud e Giappone: i due Paesi hanno espresso sorpresa per le dichiarazioni di Trump in seguito al vertice. “A questo punto dobbiamo conoscere l’esatto significato o le intenzioni del presidente Trump”, ha detto la Casa blu, l’equivalente della Casa Bianca in Corea del Sud…

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