S&P Global Ratings ha appena pubblico un interessante dossier sullo sviluppo del sistema bancario cinese e sui suoi rischi, evidenziando come le condizioni di credito si siano stabilizzati per le principali banche, nonostante la stretta normativa in atto, volta a ridurre il complessivo rischio di settore. Tuttavia, molti istituti di credito di più piccole dimensioni stanno attraversando un periodo piuttosto difficile di “adattamento” alle riforme.
Nel proprio articolo la società di rating afferma che si sta assistendo sempre più ad un “effetto Matthew” tra le istituzioni finanziarie cinesi: da una parte le banche più grandi, che diventano sempre più forti, e dall’altra parte le banche piccole, che diventano sempre più deboli – ha dichiarato l’analista Yu Liang, che ha poi aggiunto che “questo potrebbe spingere alcune banche a trasformare radicalmente i propri modelli di business”.
Considerando che le maxi banche cinesi hanno sempre goduto di un vantaggio competitivo nei confronti delle più piccole, l’analisi si sofferma nel rammentare che questo gap nel 2017 si è approfondito. L’osservazione condivide poi come i margini di interesse (cioè, i profitti determinati dalla gestione degli interessi sulle esposizioni bancarie) per tali banche sono ancora migliorati, e che la pressione sui costi del credito si è di contro allentata. Ad avviso di S&P, questo dimostra che le istituzioni più grandi sono in una posizione migliore per adattarsi ai nuovi cordoli normativi cinesi, rispetto alle banche più piccole, che stanno fronteggiando crescenti difficoltà.
Il dossier sottolinea infine che S&P si attende che molte banche cinesi affrontino crescenti pressioni verso un’esigenza di ricapitalizzazione nei prossimi mesi, a causa anche del peso di maggiore stretta normativa e di una disciplina più severa. Le nuove regole hanno d’altronde già costretto il settore a iniziare a riclassificare alcuni crediti “shadow” come prestiti in bilancio, andando dunque a interferire con le precedenti consolidate basi patrimoniali.
Èd dunque probabile che le banche più piccole possano subire una maggiore pressione sul proprio capitale e arrivare così a tagliare dividendi o avviarsi verso una crescita più lenta.
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