Un rappresentante del governo indonesiano ha dichiarato che l’esecutivo è pronto a “chiudere” Facebook Inc. se ci saranno prove che i dati personali dei cittadini sono stati raccolti in modo indebito, o se il gigante dei social media non riuscirà a reprimere le “fake news” durante le prossime elezioni.

Insomma, in Indonesia – e altrove – cresce il timore che il social media possa essere ulteriormente utilizzato per influenzare le corse elettorali, e quando mancano pochi mesi all’inizio della nuova corsa presidenziale locale, il Ministro delle Comunicazioni Rudiantara ha espresso viva preoccupazione che individui o gruppi organizzati possano sfruttare le piattaforme di social media nel tentativo di influenzare il risultato.

“Se devo chiuderli, allora lo farò”, ha detto Rudiantara in un’intervista venerdì scorso riferendosi ai social network, ricordando –peraltro – che l’Indonesia aveva precedentemente bloccato l’app di messaggistica Telegram e di essere pronta a farlo di nuovo. L’avviso – infatti – si estende da Facebook ad altre piattaforme social, tra cui Twitter Inc., Google (che possiede YouTube), e una miriade di altre società di settore. Anche per questo motivo, e per evitare peggiori ripercussioni, sia Twitter che Google hanno accettato di collaborare con il governo per monitorare i contenuti diffusi mediante le proprie piattaforme.

Ricordiamo anche che nel caso Facebook ha affermato di essere impegnata a proteggere le informazioni delle persone iscritte, a prevenire gli abusi e a fornire agli utenti un maggiore controllo sui loro dati. Ha anche lanciato varie iniziative sull’integrità dei contenuti in ottica elettorale. Un portavoce di Twitter ha invece affermato che la società non avrebbe commentato le iniziative del governo indonesiano, rammentando comunque di avere dei canali di segnalazione governativi e delle forze dell’ordine per l’emersione di contenuti illegali. Nemmeno Google ha voluto rispondere alle richieste di un commento in proposito.

È chiaro, comunque, che quel che avviene in Indonesia potrebbe essere una pericolosa spia di quel che potrebbe accadere anche in altre parti del mondo. Tuttavia, anche limitatamente al Paese, i provvedimenti potrebbero comunque essere di grande risalto: il Paese ha 260 milioni di persone ed è la più grande economia del sud-est asiatico. Vanta inoltre 115 milioni di utenti di Facebook.

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