I dati ufficiali hanno rivelato che l’inflazione nel Regno Unito è salita a un massimo di 40 anni al 9% in aprile, a causa dell’impennata dei prezzi di cibo ed energia, aggravando così la crisi del costo della vita nel Paese. I prezzi al consumo sono aumentati del 2,5% rispetto al mese precedente, per un dato fra l’altro inferiore alle aspettative di un aumento del 2,6% formulate da un sondaggio Reuters tra gli economisti, che avevano previsto un aumento annuale del 9,1%.
L’aumento del 9% dell’indice dei prezzi al consumo è il più alto da quando è iniziata la serie storica nella forma attuale, nel 1989, superando l’aumento annuale dell’8,4% registrato nel marzo 1992 e sorpassando di gran lunga il 7% registrato nel marzo di quest’anno. L’Office for National Statistics britannico ha inoltre dichiarato che, secondo le sue stime, l’inflazione sarebbe stata più alta per l’ultima volta “intorno al 1982”.
Dal 1° aprile, l’autorità di regolamentazione del settore energetico del Regno Unito ha aumentato il tetto massimo dei prezzi dell’energia per le famiglie del 54%, a seguito dell’impennata dei prezzi dell’energia all’ingrosso. L’ente regolatore, Ofgem, non ha escluso ulteriori aumenti della soglia massima nelle sue revisioni periodiche di quest’anno.
Ricordiamo che la Banca d’Inghilterra ha aumentato i tassi d’interesse in quattro riunioni consecutive, portando il costo dei prestiti dal minimo storico dell’era pandemica dello 0,1% al massimo da 13 anni dell’1%, nel tentativo di frenare l’inflazione in fuga senza compromettere la crescita economica.
Un recente sondaggio ha mostrato che un quarto dei britannici è ricorso a modificare le sue abitudini alimentari, con le pressioni inflazionistiche e la crisi alimentare che si confondono in quella che il governatore della Banca d’Inghilterra Andrew Bailey ha definito una prospettiva “apocalittica” per i consumatori.
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