Anche se potrebbe rallentare rispetto agli attuali picchi, è improbabile che l’inflazione si normalizzi nel breve termine. Così ricorda Francesco Curto, responsabile della ricerca della società di gestione patrimoniale DWS, che ha consigliato agli investitori di cercare aziende con un forte potere di prezzo.
Insomma, se gran parte della narrativa sugli investimenti nell’ultimo anno è stata incentrata su una rotazione dai titoli di crescita high-value, come le “Big Tech” (Apple, Alphabet & co.), ora ci si sta spingendo verso titoli di valore, società che vengono scambiate a sconto rispetto ai loro fondamentali finanziari, come le banche e l’energia, che hanno ottenuto buoni risultati nel 2021 sulle aspettative di un aumento dei tassi di interesse.
Ad ogni modo, questa migrazione di approccio non è affatto scontata. I vari sell-off delle azioni Big Tech sono infatti stati di breve durata, compreso quello visto la scorsa settimana, mettendo così in discussione l’attesa relazione inversa tra valore e crescita.
Curto ha così fatto eco ad altri commentatori nel notare una divergenza tra i titoli tecnologici speculativi e quelli con un comprovato potere di prezzo. “Abbiamo visto negli ultimi 12 mesi un significativo aggiustamento negativo dei prezzi su alcune delle attività speculative e ci sono state domande su dove questo business stia alla fine andando a fornire un livello reale di redditività“, ha detto, aggiungendo che gli investitori avevano ragione ad essere cauti su questo segmento del mercato.
Il Nasdaq 100, che pesa sulla tecnologia, ha subito un forte sell-off nella prima settimana del nuovo anno commerciale, ma da allora ha rimbalzato, dato che il passaggio dalla crescita al valore sembrava svanire nelle ultime sessioni.
“Penso che il modo per navigare in un mercato inflazionato sia quello di guardare le aziende che hanno un forte potere di prezzo“, ha argomentato Curto, notando che alcuni titoli value mancano di questo potere di prezzo, come evidenziato da vari fornitori di energia del Regno Unito che sono stati spinti fuori dal business nel 2021 da prezzi energetici più elevati. “Alcune delle aziende tecnologiche hanno un forte potere di prezzo, è solo che le valutazioni per alcune di loro sono state irragionevoli. È irragionevole credere che queste aziende continueranno a crescere per sempre“.
“Se si investe in questa parte del mercato, si può resistere all’inflazione senza problemi, perché le aziende, grazie al loro potere di determinazione dei prezzi, saranno in grado di passare al consumatore l’aumento dei prezzi degli input“. Questo significa che lo slancio della crescita nel suo complesso potrebbe non necessariamente “spegnersi”, dato che alcuni degli attori chiave in quel paniere di azioni, come i colossi tecnologici statunitensi, hanno ancora un forte potere di determinazione dei prezzi – suggerisce Curto..
Nell’area value del mercato, Curto ha notato che le banche beneficeranno probabilmente dell’aumento dell’inflazione e dei tassi d’interesse, mentre alcune compagnie energetiche potrebbero beneficiare del taglio delle spese in conto capitale a cui dovranno sottoporsi, dato che aumenterà la redditività sottostante, sempre che i governi non aumentino le tasse su di loro.
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