Cifre molto pesanti sul mercato del lavoro in Italia. L’Istat ha reso noto che nel secondo trimestre 2020, a causa del lockdown e dell’emergenza sanitaria, si è verificata una violenta contrazione del numero degli occupati. Stando ai dati resi noti oggi dall’Istituto di Statistica, nel periodo compreso tra aprile e giugno (l’apice del lockdown e della crisi sanitaria), il numero degli occupati ha registrato un calo di 470 mila unità rispetto al primo trimestre 2020. Decisamente peggiore il confronto su base annua con ben 841 mila occupati in meno rispetto al secondo trimestre 2019.
Numeri molto forti che forniscono una prima dimensione del disastro provocato dal lockdown sul mercato del lavoro e, più in generale, sull’economia. Secondo molti analisti le ripercussioni sul mondo del lavoro potrebbero essere solo all’inizio visto che è ancora in vigore il blocco dei licenziamenti e che in tanti si attendono un boom della disoccupazione non appena questo limite verrà meno.
La stessa Istat ha precisato che il crollo del numero degli occupati è stato causato dalla diminuzione dei lavoratori a termine e dei lavoratori indipendenti. Venendo alle cifre, nel secondo trimestre 2020, il numero dei dipendenti a termine ha registrato un crollo di 677 mila unità vale a dire il 21,6 per cento in meno rispetto allo stesso periodo 2019. Meno peggio è andata ai lavoratori autonomi che hanno segnato un calo di 219 mila unità ovvero il 4,1 per cento in meno su base annua. Il calo del numero dei lavoratori autonomi è stato superiore al calo registrato dall’occupazione nel suo complesso che alla fine del secondo trimestre 2020 si è attestato a -3,6 per cento.
In controtendenza, invece, i dipendenti stabili che, alla fine del secondo trimestre 2020, hanno registrato una crescita 55 mila unità. Un dato da prendere con le pinze visto che, come detto in precedenza, continua ad essere in vigore il blocco dei licenziamenti.
Il calo degli occupati evidenziato dall’Istat non è avvenuto in modo uniforme in tutto il Paese. L’istituito di statistica ha infatti evidenziato un incremento dei divari non solo per fasce di età ma anche per sesso tipo di attività e area geografica. Ad esempio il tasso di inattività ha registrato un aumento più sostenuto nelle regioni meridionali e centrali che in quelle del Nord. Nel dettaglio, al suid il tasso di inattività ha registrato nel periodo in esame un incremento del 4,4 per cento contro l’aumento del 4 per cento al centro e un risicato +2,7 per cento nelle regioni del nord.
Tasso disoccupazione Italia in calo
Per quello che invece riguarda i senza lavoro, l’Istat ha reso noto che il tasso di disoccupazione a livello statistico, ha registrato un calo all’8,3 per cento registrando un -0,9 per cento rispetto al primo trimestre 2020. Su base annua, invece, il tasso di disoccupazione è stato più basso di due punti percentuali. Anche in questo caso si tratta di dati da prendere con le pinze poichè, come hanno messo in evidenza gli stessi statistici, il dato risente dell’aumento dell’inattività provocato dal lockdown.
Complessivamente i disoccupati sono stati pari a 2.057.000, mentre gli inattivi nella fascia di età tra i 15 e i 64 anni hanno segnato un aumento di 5,5 punti percentuali rispetto al primo trimestre e di ben 10 punti rispetto a un anno fa salendo a quota 14.183.000 unità.
Secondo l’Istat, “i dati provvisori del mese di luglio 2020 indicano tuttavia la ripresa del tasso di disoccupazione e il calo di quello di inattività“.
Sempre secondo il commento dell’Istat, gli andamenti sono coerenti “con la fase di eccezionale caduta dell’attività economica, con una flessione del Pil nell’ultimo trimestre pari al 12,8 per cento in termini congiunturali“.
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